Dall'intervista di Propaganda Live - La7
Rossana Rossanda si è spenta nella notte nella sua casa di Roma. L’annuncio arriva da Il Manifesto, in un’edizione speciale che uscirà martedì in ricordo della sua cofondatrice. Giornalista, intellettuale e scrittrice, la sua è stata una vita divisa tra i corridoi dell’editoria, sempre in prima fila, pronta a dare voce e corpo alle notizie e le forti idee politiche.
Rossana Rossanda nasce a Pola nel 1924 e negli negli anni ’30 si trasferisce dagli zii di Venezia, raggiungerà i genitori a Milano (spinti lì dalla crisi economica) solo nel ’38. Dopo il diploma conferito presso il liceo classico Alessandro Manzoni, si iscrive alla facoltà di Lettere moderne all’Università Statale, dove diventa allieva del filosofo Antonio Banfi.
Si appassiona molto alla filosofia e durante il percorso universitario inizia ad accarezzare le prime idee di matrice politica. Durante la Seconda guerra mondiale Rossana Rossanda entra tra i partigiani e, terminato il conflitto, si iscrive al Pci. La laurea arriva nel 1946 e poco dopo inizia a lavorare per l’Enciclopedia Hoepli. Qualche anno dopo sposerà proprio il figlio del suo professore, Rodolfo Banf dal quale però si separerà all’inizio degli anni ’60.
Nel 1947 viene chiamata dall’allora segretario Palmiro Togliatti per assumere incarichi di partito e nel 1949 diventa consigliere comunale a Milano e, pian piano, si fa strada dentro il partito fino ad essere candidata in Parlamento. Il 1968 è l’anno delle contestazioni giovanili dei movimenti studenteschi.
In riferimento a quel periodo di profondo cambiamento, Rossana Rossanda pubblica il saggio L’anno degli studenti in cui rende noto tutto il suo appoggio alla protesta. Il 23 giugno 1969 esce il primo numero de Il Manifesto, il giornale fondato insieme a Luigi Pintor, Aldo Natoli, Valentino Parlato, Lucio Magri e Luciana Castellina. Tuttavia il saggio della Rossanda risultò essere una critica troppo dura, scomoda senza dubbio ai vertici del Pci che decidono, quindi, di radiare lei, Pintor e Natoli. Il resto è storia.
Rossana Rossanda fu fortemente femminista, politicamente schierata, atea convinta e donna coraggiosa, senza dubbio una degna rappresentante della cultura nazionale italiana. Osservò con i suoi occhi gli orrori dell’Unione Sovietica ed ebbe il coraggio di farne critica. Oggi il giornalismo e la politica italiana dicono addio ad una donna “per le donne”, oggi fortissima icona del movimento femminista.
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