Rupert Everett, il protagonista de “Il nome della rosa”, serie ispirata al romanzo di Umberto Eco, si svela in un’intervista a Vanity Fair.
Il popolare attore ha lanciato forti invettive contro la Religione e la Chiesa. Ha dichiarato: “Questo film? È la mia crociata contro la cultura dentro cui sono cresciuto: a sette anni i miei genitori mi hanno spedito ad Ampleforth, austero monastero benedettino”.
Secondo lui “La chiesa è peggio dell’Isis”. Ha continuato dicendo:“Quando passo da Roma, ceno in un ristorante molto frequentato dal clero.
Preti e seminaristi ordinano menu da cinque portate. Mangiano, bevono, spendono, spandono. Farebbero meglio a seguire l’esempio di Gesù, donare tutto in beneficenza e vivere in povertà” .
Rupert Everett pare non avere molto in simpatia neppure il Papa: ““Prima vorrei sapere che cosa ha combinato da giovane in Argentina, all’epoca dei desaparecidos”. E ne ha anche per la nostra Politica.
“Un po’ quello che provo nei confronti del presidente degli Stati Uniti: ora che c’è Trump rimpiango Bush. Immagino che voi italiani proviate la stessa nostalgia per Berlusconi, adesso che governa Salvini”.
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