Durante il periodo del lockdown l’Italia tendeva a sostenersi a vicenda attraverso lo slogan Andrà tutto bene.
Questa frase, significativa per quei giorni, mirava non solo a tenere duro durante il periodo di maggiore difficoltà ma anche a incitare gli italiani sul futuro. Come se tutto dovesse andare meglio di prima. E con una spinta differente rispetto alle solite abitudini italiche.
Dopo il 4 Maggio (inizio della cosiddetta fase 2), però, molte cose non sono cambiate. E sono tornati, immancabilmente, i consueti vizietti nostrani. Tra questi, quello più evidente, è l’atteggiamento del leader della Lega Matteo Salvini.
Con la solita propaganda continua sospinta da una distorsione della realtà, l’ex ministro dell’interno ha più volte ripreso la sua attività principale. Assembramenti non del tutto leciti durante le manifestazioni, selfie senza protezione e richiami ad interventi a senso unico sono infatti solo alcune delle tante mosse compiute dal leghista. Oggi, seguendo la linea tracciata ad inizio Maggio, è arrivato l’ennesimo atto stravagante.
Dopo l’invito di Conte ad un confronto, su spinta del Presidente della Repubblica, e dopo aver dato la propria disponibilità, Salvini ha annunciato che diserterà l’incontro con il Presidente del Consiglio. Il segretario della Lega ha giustificato il tutto con una dichiarazione che evidenzia il suo modus operandi.
Infatti, dapprima ha affermato di non aver “ricevuto alcun invito da Conte, il piccione viaggiatore magari è ancora in viaggio.” e poi ha giustificato il tutto dicendo che “il signor Conte paga la cassa integrazione e sblocca i cantieri, visto che c’è la Liguria in ostaggio delle code, poi ne parliamo, io domani non vado da nessuno“.
Queste due frasi meritano un approfondimento per comprendere un nuovo tipo di strategia. Che si potrebbe facilmente ritrovare in una politica del vengo anch’io, no tu no.
La prima parte della dichiarazione è esplicativa di un andirivieni tattico in base alle occasioni del momento. Non si comprende, difatti, cosa abbia portato ad una marcia indietro all’ultimo momento. Sia dopo aver criticato il Governo per il suo atteggiamento autoritario, sia dopo aver ammesso di aver ricevuto l’invito e aver accettato il confronto. La situazione pare riflettere un metodo in cui viene, ripetutamente, tirato il sasso e nascosta ben bene la mano, capovolgendo la situazione a proprio favore.
Così facendo, in pratica, Salvini cerca di riaccentrare il contesto a proprio vantaggio – evitando il dibattito (proprio lui che lo invoca sempre) – ponendo altre problematiche che per nulla rientrano in quella in questione. Proprio la trattazione delle problematiche si ricollega alla seconda parte delle parole rese.
Parlare di Governo che non paga la CIG o di sbloccare i cantieri il prima possibile è proprio il modo giusto per distorcere la realtà e presentarla (ben impacchettata) al proprio elettorato (presunto o reale). Partendo dal presupposto che non è l’esecutivo a pagare la cassa integrazione, ma è presente un lavoro parallelo tra regioni e INPS (dove molte amministrate dalla lega sono in colpevole ritardo), si può dire che queste parole disegnano un’Italia altra da quella attuale.
Dicendo ciò il leghista da un lato tenta di aizzare una categoria in forte difficoltà ad oggi (per i ritardi sui pagamenti e tutto ciò che ne consegue) e dall’altro mira ad impostare una sua visione (abrogazione totale del codice degli appalti) come unica verità per superare la crisi.
In tutto ciò, infine, emerge anche un altro dato. Rispetto alla sua decisione, gli altri alleati di coalizione non hanno disdetto definitivamente. Anzi, hanno ribadito (almeno FDI) la propria disponibilità. Quasi a far comprendere che tutta questa unità di intenti non è proprio la base del rinato centro-destra.
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