16 Novembre 2021 - 17:18

Saverio Grandi: “Mi piacerebbe scrivere per Salmo”

Saverio Grandi

Il rapporto con il padre, l’amore, il coraggio, i Maneskin, Salmo e tanto altro, nell’intervista esclusiva a Saverio Grandi che ha raccontato il suo nuovo album “Segnali di fumo”

Saverio Grandi, autore di alcune fra le più importanti canzoni del panorama discografico, ha raccontato ai nostri microfoni il suo nuovo album di inediti dal titolo “Segnali di fumo”, un viaggio che si snoda in nove storie molto personali, troppo personali per proporle ad altri artisti”, ha dichiarato il cantautore nella lunga intervista.

Ha scritto brani per e con Vasco Rossi (tra cui “Un senso” e “Una canzone d’amore buttata via”), Laura Pausini (“Benedetta Passione”), Eros Ramazzotti, Marco Mengoni (“Dove si vola”), Stadio (“Un giorno mi dirai”), Raf, Emma (“Sarò libera”), Alessandra Amoroso (“La mia storia con te”) e per tantissimi altri artisti per un totale di oltre 300 brani.

Oggi però, voglio raccontare il suo nuovo lavoro discografico anticipato dal singolo “L’amore crede l’amore può”, scritto da Pacifico e composto dallo stesso Saverio Grandi.

INTERVISTA

“Segnali di fumo” è il tuo nuovo album di inediti che racconta l’amore, la libertà ma anche le scelte che ogni giorno compiamo. Ti va di raccontarmi com’è nato?

“Segnali di fumo” è nato perchè l’anno scorso è venuto a mancare mio padre e da lì ho iniziato a scrivere una serie di canzoni. Quando sono andato a riascoltarle, mi sono reso conto che erano troppo personali per proporle ad altri artisti. Mi sono detto “ora faccio uscire un disco” e, nella mia logica, mi sono reso conto che senza sforzi in queste canzoni avevo parlato di argomenti a cui tenevo molto. Non c’è stata una progettualità di album. È stato un disco che si è scritto da solo: le canzoni sono venute fuori da sole perchè erano cose che avevo dentro e avevo la necessità di farle uscire. Credo che uno debba realizzare dei dischi solo quando ha qualcosa da dire.

Perché hai scelto questo titolo?

Il titolo è molto evocativo perché volevo cercare di parlare di comunicazione. Proprio i segnali di fumo erano un mezzo di comunicazione visivo dei nativi indiani che i bianchi non capivano. In un momento in cui tutti gridano e litigano dappertutto soprattutto sui social, volevo andare in direzione opposta. Adesso è tutto urlato. A me non piace urlare, preferisco le persone che parlano.

Il primo estratto è “L’amore crede l’amore può” un brano scritto da Pacifico che non parla d’amore ma che parla all’amore. Mi ha colpito particolarmente il verso “non ti vedo ma so sempre che ci sei”, quant’è difficile ricordarsi che anche se non si vede l’amore è sempre presente?

Dentro di noi sappiamo che l’amore è il motore del mondo. Il problema è che siamo talmente presi che non ce ne rendiamo conto. I social sono lo specchio del mondo, sembra che dobbiamo tutti correre e mostrarci, anche se in fondo sappiamo che il motore di tutto questo è l’amore. L’amore crede, ovvero ha più energia di quanta ne abbiamo noi. È la prima volta che canto un brano che non è stato scritto da me. Penso che questa sia la canzone più giusta per presentare l’album. Per fortuna l’amore ci crede anche quando noi ce ne dimentichiamo.

Con “Mi piace” hai messo nero su bianco cosa ami e cosa disprezzi. In questa società iper-moderna in cui conta soprattutto apparire, quanto coraggio ci vuole nell’esporsi?

Ci vuole sufficiente coraggio a patto che uno dica le cose veramente e non faccia finta di dirle. In tutto l’album non mi sono nascosto ma ho detto chiaramente cos’è importante per me e cosa non lo è. Credo che molta gente segua semplicemente un trend. Facciamo l’esempio dei Maneskin: io penso che loro siano bravi ma arrivare a paragonarli ai Beatles mi sembra un’esagerazione. “Mi piace chi legge e mi piace chi pensa”, cosa voglio dire? Mi piace parlare con una persona che ha voglia di conoscenza, perché questo è alla base di tutto. Questo è coraggio. Non è coraggioso andare sui social e dire la propria per prendere qualche like. Per me è coraggioso dire “sono un attivista, sono un ambientalista”. Stimo immensamente Greta Thunberg perché penso che i giovani siano l’unica speranza di questo pianeta. Un atto di coraggio è scendere in piazza non per distruggere, ma per costruire. 

In “Com’è giusto che sia” canti “avrei potuto accelerare, ma ho deciso di frenare”, ti va di raccontarci questa bellissima metafora?

Questa è una canzone sulla libertà in amore. Ho voluto raccontare una storia per immagini. Io sono contrario ad ogni forma di gelosia perché poi essa è la scintilla che spesso fa scattare la violenza nei rapporti. Il concetto di proprietà non deve esistere. Una donna che sta con me la devo solo ringraziare perché mi ha scelto, non è che devo legarla per paura di perderla. La gelosia è indice di debolezza, però è una debolezza pericolosa perchè poi potrebbe portare alla violenza. 

Un altro brano contenuto nell’album “Segnali di fumo” è “Eroi silenziosi”: chi sono per te oggi i veri eroi silenziosi?

Gli eroi silenziosi sono le persone che si alzano alle 6 la mattina, lavorano 8/10 ore al giorno e che fanno lavori pesanti come, ad esempio, gli operai che troppo spesso muoiono nelle fabbriche. Perchè nessuno scrive una canzone sulle persone che portano avanti il mondo? Se loro si fermano si ferma il mondo. Perché nessuno parla di loro? Volevo puntualizzare in modo poetico quello che hanno fatto cantautori che stimo, come De Andrè e Dalla, che hanno sempre parlato degli ultimi. Gli ultimi sono tutte quelle persone che faticano ad arrivare a fine mese. È davvero brutto vedere chi ostenta la sua ricchezza mostrando Lamborghini e Rolex e, mi chiedo, perché invece nessuno parla di tutti questi eroi silenziosi?

Hai concluso questo brano con i versi “domani non si sa, domani si vedrà…”, che ricordano un altro brano che hai scritto con Vasco qualche anno fa: sto parlando del singolo “Un senso”. Ad oggi riesci a dare un senso a tutte quelle cose o a quelle situazioni che apparentemente non ce l’hanno?

Tante magliette bellissime dicono “Se non c’è riuscito Vasco a trovare un senso a questa vita, figurati se ci riesco io!”. Cerco di trovare un senso alla mia di esistenza e questo è già complicato. Se mi guardo intorno ci sono tante cose mi piacciono come i giovani che si impegnano a realizzare qualcosa di concreto, ma ci sono altre che non mi piacciono, ad esempio, quando vedo due persone di 70 anni su TikTok a fare i balletti proprio non riesco a trovare un senso.

Uno dei brani conclusivi del disco è A mio padre, una canzone molto toccante che racconta il rapporto con lui. Quant’è stato difficile scrivere una lettera del genere?

È stato molto difficile perché è una canzone molto coraggiosa. Mi sono sentito in colpa perché i contrasti con lui sono durati circa una decina di anni, tra i 15 e i 25 anni. Poi ho avuto tutto il tempo per chiarire ma non l’ho fatto come non l’ha fatto nemmeno lui. Avevo delle cose da chiarire, ma mi assumo tutte le responsabilità. Potevo essere più lungimirante ma non lo sono stato, e di questo mi dispiace molto.

Tornando al Saverio-autore, hai mai pensato di realizzare un disco di cover con alcuni brani che negli anni hai donato agli artisti?

Si, mi piacerebbe però, ci sono alcuni che secondo me sono molto difficili da replicare perché gli artisti che li hanno cantati sono troppo bravi. Prima citavi “Un senso”: oggi per me ricantare questo brano, però su altri brani riuscirei a calarmi di più nel narratore.

Quali brani dovrebbero assolutamente esserci?

Sicuramente “Equilibrio instabile” degli Stadio che la mia canzone manifesto. “Non è mai un errore di Raf perché credo veramente che l’amore non sia mai un errore. Quando ami, comunque vada a finire, hai fatto bene. Se ci mettiamo a discutere se è giusto o sbagliato amare, allora siamo fregati. Ci sono altre canzoni meno conosciute nelle quali io mi identifico e che magari mi piacerebbe reinterpretare

Che reazione hai avuto quando per la prima volta hai ascoltato un brano scritto da te alla radio?

Avevo 20 anni, ero giovanissimo e carico come un molla. Dopo ci si abitua. Non credo molto nel divismo anche se il mio è stato un divismo da dietro le quinte. Quando ho ascoltato le mie canzoni alla radio, la cosa che mi è piaciuta di più, è stata quando ho fatto un duetto con Gaetano Curreri “Lei” e alcune radio popolari la trasmettevano. Quando ascolti “Una canzone d’amore buttata via cinque volte al giorno, ad un certo punto ti ci abitui perché alla fine è il mio lavoro.

Hai scritto brani per i maggiori artisti italiani tra cui il già citato Vasco e la Pausini, per dirne alcuni. Guardando al futuro, per chi ti piacerebbe scrivere un brano?

Forse la collaborazione più importante ma che dubito possa accadere potrebbe essere con Francesco De Gregori però, è complicato perché lui se le scrive da solo ed è bravissimo. Mi piacerebbe collaborare con Salmo, magari scrivere per lui un ritornello. Mi piace il suo modo, è molto diretto. Se proprio mi chiedi un nome ti dico lui.