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La gravissima crisi climatica che stiamo vivendo negli ultimi decenni potrebbe causare la diffusione di nuove pandemie, legate ai virus presenti nei ghiacciai. Con il surriscaldamento, questi batteri si liberano ed espandono più velocemente del previsto.
La paura di una prossima pandemia è sempre dietro l’angolo. Questa volta però ,potrebbe non provenire da animali(pipistrelli, uccellini etc..) che veicolano il virus ,bensì da ghiacciai. Basta infatti guardare ad alcuni risultati ottenuti durante una ricerca guidata dalla biologa Stéphane Aris-Brosou e in seguito pubblicati su Proceedings of the Royal Society. Lo studio ha dimostrato che nel lago Hazen, il più grande d’acqua dolce dell’Artico, simultaneamente allo scioglimento dei ghiacciai sta anche aumentando il rischio di diffusione batterica. Questo fenomeno è provocato da due cause: in primis ,la vicinanza a territori in cui scorrevano corsi d’acqua di differenti grandezze in seguito ai disgeli e id in secundis, la migrazione di alcune specie animali verso i poli. Questo binomio fa sì che sia più probabile che virus e batteri, rinchiusi nei ghiacciai e nel permafrost da lungo tempo, si possano risvegliare e infettare la fauna locale.
Alessandro Miani, ricercatore Italiano di Scienze tecniche mediche del dipartimento dell’Università Statale di Milano e presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale, ha sottolineato il grande potenziale di rischio dei disgeli ai Poli. Questi ultimi, a differenza di ghiacciai più giovani ,come ad esempio le Alpi, contengono grandi quantità di virus ,essendo profondi e di milioni di anni più vecchi, raccogliendo anche virus totalmente sconosciuti agli umani.
Eventi simili sono già avvenuti negli anni precedenti, quando in Siberia un focolaio di antrace infettò sette persone e provocò la morte di un bambino. Questo spiacevole incidente si sospetta sia dovuto da un’ondata di caldo che ha sciolto il permafrost ed esposto una carcassa di renna infetta. Miani ha anche svolto uno studio sull’Himalaya e sono stati ritrovati virus potenzialmente pericolosi per l’uomo in un ghiacciaio in fase di scioglimento. Più che un allarme, quello che indica la nuova ricerca dovrebbe rappresentare un ulteriore campanello d’allarme per la salvaguardia del clima e dell’ambiente.
Per Miani, inoltre, il problema maggiore è rappresentato dalla perdita di acqua e dalle sue conseguenze, dall’innalzamento dei mari al calo della biodiversità, e come effetto finale la privazione come risorsa primaria dell’uomo .Il problema dello scioglimento e della liberazione di nuovi batteri è un rischio che ad oggi non percepiamo pienamente, ma che nel tempo potrebbe esponenzialmente aumentare di pericolosità.
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