14 Gennaio 2017 - 09:40

Simone De Beauvoir, la donna che ogni femminista vorrebbe diventare

Simone De Beauvoir

Il 9 gennaio è stato l’anniversario della nascita di Simone De Beauvoir, icona del femminismo e della battaglia al determinismo biologico nei ruoli sociali

[ads1]

Simone De Beauvoir è una donna, e ciò lo si evince, ma è una donna che tutte le femministe vorrebbero non essere ma, sempre parafrasando il suo pensiero, diventare. Voleva scardinare il determinismo biologico nei ruoli sociali, che ancora oggi influenza le donne solo perché nate tali.

Un manifesto femminista, quello di Simone De Beauvoir, che il mondo deve ancora leggere, perchè non accenna a fare un passo verso la parità di genere e le donne, in base a rigidi ruoli approvati da una società misogina, sono limitate in un destino minoritario rispetto a quello di un uomo.

Vita ed opere

Simone nacque in una famiglia cattolica, e compì studi scientifici e letterari. Si iscrisse al Partito Socialista e successivamente, finito il liceo, studiò alla Sorbona. Lì fece la conoscenza di un altro personaggio di spicco che è Jean Paul Sartre, dal quale non si fece mai oscurare, ma al contrario si ritagliò uno spazio per sé. Diventò la sua compagna, in un rapporto molto libero, senza neanche sposarsi.

Da lui assorbirà lo stile esistenzialista delle sue opere, e mise in luce l’importanza nel linguaggio femminile, considerato più concreto rispetto a quello maschile. La metacomunicazione presente nei suoi scritti farà in modo che vengano valorizzate le esperienze umane, piuttosto che l’essere assoluto. Nascono così saggi come Pyrrhus e Cinéas, 1944; Per una morale dell’ambiguità, 1947; L’America giorno per giorno, 1948; L’esistenzialismo e la saggezza delle nazioni, 1948; Privilegi, 1955; La lunga marcia, 1957; Djamila Boupacha, in collaborazione con Gisèle Halimi; A conti fatti, 1972; Bisogna bruciare Sade?, 1972.

Il pensiero femminista

Simone ha sempre rivolto critiche feroci al ruolo della donna nella società, che è il risultato di una costruzione culturale fatta in base a concezioni aberranti sulle sue capacità intellettive e fisiche, e di una minore importanza a livello politico, storico, e legislativo.

Una donna che è insulsa quanto importante per certi uomini, e quando fa loro comodo, quando viene convinta fin dalla tenera età che il suo destino sarà sposarsi, fare dolci così come i figli, ed accontentare il marito. Deve accettare di essere fattrice e non fautrice, in un proprio futuro.

 Il pensiero femminista oggi

Attualmente il Femminismo viene snobbato, ritenuto dai più un’estrema conseguenza della troppa libertà che le donne hanno preteso e che si è ritorta loro contro. Si pensa ancora, così come suggerisce la straordinaria attualità del pensiero della De Beauvoir, che sarebbe stato meglio se le donne fossero rimaste in cucina. Meglio per gli altri certo, mica per loro.

Il fatto che lo pensino esponenti del genere femminile è molto più penoso rispetto alle asserzioni dei maschilisti, perché ciò significa due cose: che le lotte sono servite a ben poco, e che c’è ancora molta strada da fare per estirpare tali convinzioni. Di Femminismo ce ne vuole, ed ancora. [ads2]