A costo di risultare inguaribilmente didascalico, la prima cosa che mi è venuta in mente ascoltando il nuovo singolo di Sofia Tornambene alias Kimono è una frase di Gandhi che dice: “La vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia”.
E tu, Sofia, mi sembra ci sia riuscita.
Tempesta è nata in un momento particolarmente difficile della mia vita. Scrivere il brano è stato terapeutico; a un certo punto ho sentito il bisogno di tirare fuori tutto ciò che avevo nella testa, un fiume di pensieri, raccontare come mi sentissi in quel momento. Sperando che il brano possa essere d’aiuto a tutte quelle persone, i ragazzi miei coetanei soprattutto, che stanno magari ancora attraversando la loro tempesta interiore.
Una mano tesa, una scialuppa, in certe tempeste è fondamentale. Tu in chi l’hai trovata?
In generale trovo sempre un grande sostegno nelle persone che amo, che mi spingono ad affrontare tutte le mie paure. Quando poi ho invece bisogno dei miei spazi, mi ritrovo sempre nella musica o in lunghe passeggiate solitarie, persa nella natura.
L’elemento che pensi più affine al tuo carattere?
Credo l’aria, perché sin da bambina avverto spesso la forte esigenza di rigenerarmi, di cambiare qualcosa di tanto in tanto.
Rigenerarsi, vivere il proprio tempo. Hai vinto X Factor a 16 anni, ti attraversa mai la sensazione di aver bruciato le tappe?
No, ti sono onesta. Penso sia importante vivere ancorati al presente. Farsi condizionare dal passato o dal futuro ci lascia in un perenne stato di ansia che non ci fa bene. Quando una cosa arriva vuol dire che quello è il momento giusto; l’unica cosa che possiamo fare noi è viverla pienamente, senza pensare troppo.
Ricordi del talent?
X Factor per me è stata un’esperienza indimenticabile: mi ha cambiato la vita, sia dal punto di vista professionale che umano. Per la prima volta mi sono trovata sola, senza la mia famiglia, a dover contare sulle mie sole forze: quei due mesi nel loft sono stati molto formativi. Poi una volta fuori, Covid a parte, ho avuto un sacco di opportunità che hanno dato il via alla mia carriera musicale: mi sono trasferita a Milano e, tra una session e l’altra, eccoci a Tempesta.
Le tempeste a volte servono a farci capire chi siamo davvero. Tu cosa hai scoperto di te che non sapevi?
In generale sto imparando ad amarmi di più. Sono sempre stata una ragazza molto timida e giudicante nei miei confronti. Oggi imparo ad accettarmi per quella che sono.
In che modo questa consapevolezza si riflette nella tua scrittura?
Quando scrivo sono sempre molto istintiva. Non penso mai: “Adesso faccio una canzone su questo tema”. Vado in studio, imbraccio uno strumento ed inizio ad auto -analizzarmi. Questo succede anche quando non parto da uno spunto autobiografico: dentro le canzoni c’è sempre la mia visione del mondo, perché per me la musica è davvero un’esigenza, l’espressione massima di libertà.
Posso chiederti a cosa prelude artisticamente Tempesta?
Sicuramente sul lungo periodo pubblicherò tanta nuova musica, ma credo sia ancora presto per pensare ad un album vero e proprio.
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