Il segnale era stato captato da vari rilevatori nell’agosto del 2019. Le stazioni Advanced Virgo, dell’Osservatorio Gravitazionale Europeo (Eso), e dalla stazione americana Ligo erano state le protagoniste di questa scoperta. Dopo varie analisi, non si è giunti però ad una chiara conclusione sull’identità di questo misterioso oggetto.
Si tratta certamente di un corpo celeste con una massa 2,6 volte quella del nostro Sole che si è fuso 800 milioni di anni fa con un altro oggetto cosmico molto più grande: un buco nero. La fusione con quest’ultimo, di 23 masse solari, ha generato un altro buco nero di 25 masse solari. La differenza nella somma delle masse ha generato l’onda gravitazionale, battezzata poi con la sigla “GW190814”. La storia è stata raccontata su “The Astrophysical Journal Letters”
La scoperta di questo oggetto potrebbe finalmente fornire la soluzione ad quesito che gli astrofisici non sono ancora riusciti a sciogliere. Nello spazio risultava infatti impossibile trovare un oggetto con massa compatta tra le 2,5 e 5 masse solari; questo intervallo apparentemente vuoto era stato nominato «mass gap». Ma adesso, in seguito alla recente scoperta di quest’oggetto, leggermente oltre il limite inferiore, si è dimostrato che il gap forse non esiste e che, semplicemente, gli strumenti non avvistavano tali oggetti.
D’altro canto non è ancora ben chiara la sua natura. Potrebbe infatti trattarsi di un minuscolo buco nero oppure di una stella a neutroni. Avvistata l’onda, sono entrati in azione vari osservatori terrestri, ma non è stato possibile “vedere” di cosa si tratta.
Si pensa che questa volta la fusione sia avvenuta a troppa distanza dalla Terra e che quindi non sia possibile cogliere segnali luminosi. Inoltre, se entrambi i corpi sono buchi neri, ovviamente non hanno emesso alcuna luce. Non si scarta neppure l’ipotesi secondo cui, se il buco nero ha inglobato la piccola stella a neutroni istantaneamente, allora non sia stata emessa nessuna onda luminosa.
Resta quindi ancora aperta la sfida agli astronomi, che non ferma la ricerca. «Presto – dice Viviana Fafone, la scienziata responsabile dell’interferometro Virgo dell’Infn – avvieremo un potenziamento della nostra stazione che ci consentirà di vedere molte più sorgenti cosmiche. Così le future osservazioni ci permetteranno di cogliere altri eventi simili e trovare spiegazione».
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