5 Novembre 2020 - 19:01

Gli speakeasy, la storia ed il fascino dei bar proibiti

speakeasy

Fatta la legge, trovato l’inganno. Ecco tutto ciò che c’è da sapere sugli speakeasy, i bar segreti nati in America durante il proibizionismo

É l’era del Proibizionismo, quel terribile scenario tra gli anni ’20 e ’30 in cui in America si teme di ordinare anche una semplice pinta al pub dietro l’angolo. Sono anni in cui l’alcolismo dilaga tra la maggior parte della gente, povera e disillusa, che trova in un bicchiere di Bourbon la più magra consolazione. Si teme per la scarsa prestazione sul lavoro, per la troppa violenza consumata su mogli e figli, dettati dalla dipendenza dall’alcol.

Ma sono anche gli anni in cui il bigottismo isterico della religione cattolica si cimenta a porre rimedio a tali “pratiche di perdizione”. Nascono infatti delle sette, chiamate Società per la Sobrietà, che promulgano i valori di buon costume, basati su un forte moralismo: si richiede l’abolizione della vendita di alcolici, ma non solo. No alla produzione e diffusione di stampe erotiche, vietate anche le corrispondenze con vaghi o chiari riferimenti sessuali. Addirittura viene avanzata l’idea di coprire le statue nude nei musei.

E così il 15 gennaio del 1920 viene emanato il Volstead Act, in cui si stabilisce in tutta l’America il divieto di fabbricazione, vendita ed importazione dei prodotti alcolici. Ma non si tiene conto della svolta che questa decisione porterà sul mercato nero, già a partire dal giorno dopo. Una rapina su un treno merci di whisky del valore di 100.000 dollari dà il via al “contrabbando ufficiale” degli alcolici. E quale momento migliore, se non questo, per l’aumento della criminalità organizzata? La gente vuole inesorabilmente continuare a bere e, dove non arriva la legalità, giungono Al Capone ed i suoi gangster.

Nascono così gli speakeasy

Mentre alcuni si accontentano di mascherare liquori e distillati  con etichette false di bevande analcoliche, altri invece (siamo pur sempre in America), si spingono molto più in là: si diffondono così gli speakaesy, locali che si arrischiano alla vendita (illegale) di bevande alcoliche.

Ma perchè si chiamano così? Secondo alcune voci, il termine “speakeasy” nasce in realtà anni prima del Proibizionismo vero e proprio. Nella Pennsylvania di fine 800, una legge statale aveva aumentato la tassa per la licenza sulla vendite alcoliche. La proprietaria di una bar a Pittsburgh, rifiutandosi di pagare la nuova tassa, continuava la sua attività illegalmente, intimando ai sui clienti: “Speak easy, boys!” per non farsi udire mentre ordinavano alcolici.

Gli speakeasy si diffondono pian piano in tutta America e nei luoghi più impensabili: macellerie, retrobotteghe dei barbieri, e addirittura abitazioni private. Luci soffuse, porte nascoste, musica al grammofono, atmosfera in perfetto stile Grande Gatsby. Per entrare occorre una parola d’ordine, nota (ovviamente) a solo pochi eletti. Una parola ed il giusto abbigliamento ,giacca e cravatta per lui, abito da sera per lei, e si accede al Nirvana proibito. Alcol a fiumi, buona musica ed avvenenti signorine. La perdizione ritorna in questi angoli bui delle città, in barba a tutti i decreti e le restrizioni attuate.

Purtroppo la polizia non impiega molto a scovarli, con blitz ed arresti di clienti e proprietari. D’altro canto, in questi anni, solo nello Stato di New York, si annovera la presenza di 32.000 speakeasy!

Agli speakeasy si affiancano presto anche i Blind Pigs, locali altrettanto illegali accessibili però anche al popolo e alle persone di colore. La prassi è più semplice: non occorre un outfit elegante, né avere le giuste conoscenze; il cliente paga un biglietto per vedere un’attrazione (ad esempio un animale) e gli viene servita una bevanda alcolica “in omaggio”, aggirando così le restrizioni proibizioniste.

Gli speakeasy oggi

Oggi, pur non essendoci più nessun divieto o poliziotti da cui scappare, gli speakeasy rimangono molto di moda, soprattutto grazie all’alone di mistero che ancora li avvolge. Una bolla anni ’20 che farà dimenticare il grigiore quotidiano e persino di visualizzare le notifiche sul cellulare. La segretezza e l’esclusività sono ancora la prima regola. D’altro canto, oggi è molto più semplice scovare questi club esclusivi, basta chiedere a Google! Ma resta obbligatoria la tradizionale parola d’ordine. Dopo di che, si potrà bere solo fino ad un dato margine, stabilito dai bartender, secondo il grado di ebrezza che mostriamo.

Un’altra peculiarità degli speakeasy, oggi come allora, resta l’alto livello di preparazione dei drink, ognuno con alle spalle un concept ed una storia diversi. Se si doveva raggirare la legge, bisognava farlo per bene! Nascono qui i cocktail più ricercati ed apprezzati ancora oggi. Il periodo più buio per i bevitori, resta allo stesso tempo il più fertile di idee, una golden age del buon bere, rievocato in continuazione. Ancora oggi, in uno speakeasy si possono apprezzare stili e tecniche avanzatissime del bere miscelato, che rendono omaggio alle gesta dei secret bar che furono.