14 Luglio 2016 - 21:33

Le concessioni mancate delle spiagge italiane

“Le concessioni sulle spiagge italiane vanno messe a gara”, tuona il tribunale di Lussemburgo nella sentenza odierna, che non concede la proroga fino al 31 dicembre 2020

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La Corte UE ha disposto che le concessioni delle spiagge italiane vadano “messe a gara”, a causa dei dilaganti episodi di sfruttamento turistico di beni demaniali marittimi e lacustri. Infatti la burocrazia nazionale impedisce una selezione imparziale e trasparente dei candidati, anche nel campo delle concessioni balneari delle sue spiagge.

Le direttive europee per le concessioni demaniali prevedono, per legge, l’assegnazione tramite asta pubblica: trattandosi di “servizi su suolo pubblico”, infatti, devono essere aperte alla libera concorrenza come stabilito dalla norma del 2006, denominata Bolkestein, entrata in vigore in Italia nel gennaio del 2010.

Le concessioni mancate delle spiagge italiane

Di conseguenza il diniego di Lussemburgo alla proroga fino al 31 dicembre 2020 era nell’aria. E al fine di garantire le concessioni delle spiagge italiane in rispetto della normativa UE, si prospettano tempi di bandi di gara realmente di dominio pubblico, poiché debitamente pubblicizzati.

Al Governo si richiede quindi trasparenza, una nota latitante in Italia. Anche perché, secondo gli attuali termini, le 30mila imprese marittime attive sul territorio italiano rischiano di essere considerate abusive.

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