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Morto Stan Lee, il padre dell’Uomo Ragno: a super-eroi? Super-problemi!

Nella giornata di ieri è scomparso Stan Lee, storico fumettista e direttore editoriale della Casa delle Idee

Nell’Italietta del ’72 gli eroi erano altri! Quella era la stagione dell’Autunno Caldo, della grande epopea della mobilitazione e dell’impegno politico. A pensarci bene, il super-eroe è individuo allo stato puro.

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Il collettivo come dimensione psicologica (prevalente in quegli anni) non li prevedeva affatto anzi, ne diffidava. Gli eroi (almeno da noi) erano ancora quelli western: il Grande Black o Capitan Miki. Eroi normali tutti dentro le grandi illusioni americane, post-dopoguerra mondiale e guerra fredda.

Mancava, però, il valore aggiunto tecnologico e la “paura” del futuro. In fondo, ai super-eroi si contrappongono i super-criminali, spesso provenienti da pianeti estranei, oscuri ed ostili. Il Trapper Black e il Ranger del Nevada (Cpt. Miki) erano orfani ed inadeguati, in fondo, circa la paura dell’ignoto che – negli anni ’60 – proprio sull’onda della minaccia nucleare – prefigurava nuove angosce e nuovi nemici. Se ci si pensa bene, i primi ’70 erano gli anni della cinematografia hollywoodiana della Paura: i grandi terremoti, le grandi inondazioni, i grandi incendi.

Il fumetto (ovvero la Letteratura a strisce che è sovente più avanti della cronachistica) anticipava tempi e scenari, psicologie e paure e quindi le rivincite e le sicurezze collettive. Arriva, dunque, Stan Lee (primi ’70 in Italia per i tipi della Marvel (americana) e editoriale Corno (italiana) a fare del supereroe un borghese americano generico-medio dotato per accadimento incidentale di raggi cosmici. Dov’è però il salto di qualità? Un fumo di china colorato e semplice. Lessici fumettistici fatti di “pow” e “bang”.

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Sceneggiature complesse dove, accanto al leggendario scontro fra Buoni e Cattivi, si accompagna la narrazione di una psicologia quotidiana fatta di quotidiane difficoltà ed ordinari accadimenti. L’Uomo Ragno, in fondo, ma anche i Fantastici Quattro o l’incredibile Devil sono “normali” nella misura in cui la normalità è spietata nel suo racconto: quasi banale! Spesso i superpoteri sono “fattoidi” involontari, casuali eppure drammatici: sconvolgono vite e relative ritualità. Stan Lee inventa il flashback fra ordinario e straordinario. Tutto vissuto con apparente naturalezza.

Per l’Italietta targata ’70 è una rivoluzione a 200 lire settimanali. Sul terreno editoriale tramontano e chiudono antiche case editrici. Tex Willer (Bonelli) sopravvive a fatica e riconverte produzioni e idee. I colossi periodici della letteratura per bambini: Corriere dei Piccoli (Corsera) e il Giornalino (edizioni Paoline) si salvano con “le avventure dei Puffi” e Luky Luke contro i fratelli Dalton”. Ma è l’America che impazza, imperversa ed impone stili letterari e sceneggiature d’avant-garde. Al nero di china si contrappone l’inchiostratura multipla ma, in fondo, quell’italietta alle prese con i primi virgulti della violenza politica (rossa e/o nera) prende (fra liberazione e fuga) la strada dell’american way of eroic life.

Rivoluzione! Stan Lee, nato nei primi anni’20, coglie nel secondo dopoguerra maturo e post miracolo economico, il suo più grande miracolo: far sognare anche con gli occhi tenebrati da paure, il sogno del giusto contro il male. Di chi rimette a posto le cose e, a super-eroiche leggende sa contrapporre (con ironia) super-problemi di quotidiana adolescenza.

L’innamoramento, per esempio, che rimane (ieri come oggi) un super-problema. Nelle nostre solite e contemporanee “notti fra lupi nel Bronx” non ci resta che aspettare che venga come sempre un anonimo Uomo Ragno (ecco il sovvertimento di Stan Lee) ad aggiustare le cose. Anche con un pizzico di disincanto in più.

Un articolo a cura di Alessandro Livrieri.

 

 

Redazione ZON

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