Immagine da pixabay
Il Pg della Corte di Cassazione ha chiesto la conferma delle condanne dei 4 carabinieri accusati del pestaggio di Stefano Cucchi, una conferma della condanna avvenuta secondo gli inquirenti per futili motivi.
Una vera propria via crucis che si realizzò quella notte, tra il 15 e il 16 ottobre 2009 tra una caserma e l’altra dove il giovane fu portato. Il pestaggio, avvenuto nella caserma Casilina, fu successivo al rifiuto di Stefano a foto-segnalamento. Una reazione degli agenti delle forze dell’ordine imputati che fu di gran lunga sproporzionata rispetto al comportamento del giovane.
Per due degli agenti delle forze dell’ordine è stata confermata la condanna per omicidio preterintenzionale a 13 anni di reclusione, per il maresciallo della caserma l’accusa di falso con condanna di 4 anni. Per l’ultimo agente invece chiesto l’annullamento con rinvio dal Pg in relazione al trattamento sanzionatorio.
Ci sono volute circa 150 udienze e 14 gradi di giudizio, 15 con quella di oggi, per mettere fine ad una verità giudiziaria che tutti ormai conoscono, ha affermato il legale della famiglia Cucchi.
A tutte le persone venute a contatto col giovane Stefano Cucchi, fermato per stupefacenti non sono passate inosservate le condizioni in cui versava che evidenziavano le conseguenze concrete del pestaggio.
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