Studio Ghibli, cinque sguardi per una sola idea
Disegnare i valori della vita, i sentimenti, le tappe dell’età. Lo Studio Ghibli raccoglie un mondo di colori e autentici ritratti d’amore e amicizia nel secondo dopoguerra
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Nausicaä dalla Valle del Vento nasce come primo esperimento cinematografico nel campo dell’animazione giapponese, diretto da Hayao Miyazaki, prodotto da Tokuma Shoten, lancia un’idea morbida e pura di visione della realtà dopo il trauma della bomba atomica.
Il legame con la guerra è molto forte, infatti “Ghibli è il nome che, durante la seconda guerra mondiale, i piloti italiani in Nord Africa diedero ad un vento caldo del deserto proveniente dal Deserto del Sahara, ed è anche il nome usato per indicare i loro aeroplani da ricognizione. Hayao Miyazaki, che ha da sempre una passione per i vecchi velivoli, ne era a conoscenza, e ha deciso di usare questa parola come nome per il nuovo studio: Facciamo soffiare un vento caldo nel mondo dell’animazione giapponese“.
Nasce nel 1985, dall’incontro di Miyazaki e Takahata nella Toei Animation, passando gradualmente ad un livello successivo dell’animazione, gettando le basi dell’anima dello Studio Ghibli, contesto artistico e umano che delinea un volto nuovo del cinema per bambini, rivolgendosi ai grandi attraverso il livello della metafora e della storia.
Hayao Miyazaki, il più noto dello Studio Ghibli, realizza a partire dal 1986 Il Castello nel Cielo, Il mio vicino Totoro, Kiki – Consegne a domicilio, Porco Rosso e La principessa Mononoke, arrivando nel 2001 alla sintesi della sua poetica con La città incantata, vincitore del Premio Oscar come Miglior film d’animazione. A distanza di tempo, realizza Il castello errante di Howl, Ponyo sulla scogliera e Si alza il vento.
Ogni titolo ha rappresentato per lo Studio Ghibli la fissazione e l’introduzione di tematiche che affascinano Hayao, viaggiando in una concezione della natura come un misterioso organismo vivente impregnato di forze immateriali, tra l’onirico e il metafisico. Miyazaki ha tratteggiato un mondo infantile censurato dalle brutture e dalle perdite affettive della seconda guerra mondiale, in cui i grandi appaiono sterilizzati dal sentimento e dalla gioia.
La paralisi dei sentimenti negli adulti rivive, magicamente, attraverso lo sguardo purificante del bambino, alter ego del regista.
Hayao Miyazaki ha quindi fondato lo Studio Ghibli, in empatia con Isao Takahata, creando le condizioni favorevoli per lo sviluppo dell’animazione nipponica, coinvolgendo così il figlio, Goro, Hiromasa Yonebayashi (al cinema ad agosto con il meraviglioso Quando c’era Marnie) e Yoshifumi Kondō (famoso per I sospiri del mio cuore).
Profondamente legato al disegno tradizionale giapponese, Takahata con La storia della Principessa Splendente realizza un omaggio alla cultura e alla società dell’Oriente: elevando il singolo gesto quotidiano, ricercando nella natura la ricchezza, la vitalità e la bellezza presenti, ma che non appare a tutti.
I sospiri del mio cuore di Yoshifumi Kondō, nel suo incontro immaginario con il romanzo, scopre un mondo nuovo e fantasioso, ricco di visioni e personaggi soprannaturali.
Passato, amicizia, casualità sono gli ingredienti che creano il romantico La collina dei papaveri, diretto dal figlio del maestro dello Studio Ghibli, Goro Miyazaki.
Colore, sfumatura, sentimento, sguardo, speranza e dolore si diramano nel gruppo artistico che lavora minuziosamente alla rappresentazione della vita attraverso la magica apparizione del film d’animazione.
Hiromasa Yonebayashi ha realizzato solo due film, come Arietty e Quando c’era Marnie, mostrando una cura raffinata del tratto stilistico, una maggiore consapevolezza narrativa superando anche le tradizionali forme del racconto, avvicinandosi a Hayao Miyazaki per quella velata nostalgia che imprime un segno indelebile nei personaggi. Favolosamente attratto dalla natura, l’allievo dello Studio Ghibli la esalta, imitando e personalizzando la visione poetica e fitta di ricchezze del maestro Miyazaki.
Una scuola che ha educato, o accolto, le sensibilità migliori della scena giapponese, portando il cinema d’animazione fuori dal consumo di massa rendendolo prodotto artistico, culturale e storico. Un’esperienza umana, che costruisce mondi paralleli in cui raccontarsi, crede nella magia, dipinge la natura nella sua originaria bellezza, salva il bambino dal tormento della guerra, osserva l’anziano che compie rituali gesti quotidiani che riproducono il fulcro della vita in Giappone.
Lo Studio Ghibli è in perfetta sintonia con una costante operazione di scrostatura del superfluo, toccando momenti di ancestrale benessere, irreale e così misteriosamente vicino a noi.
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