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La Svizzera da sempre rappresenta una realtà modello, perfettamente funzionale, con un tenore di vita più alto della media. L’ultima protesta in piazza risale al 1918, quando fu indetto uno sciopero generale. Da allora un piccolo tumulto si è registrato solo nel 1991 da parte del movimento femminista che inneggiava alla parità dei sessi.
Questa volta le donne svizzere protestano per la questione stipendi. Per dire basta ad un trattamento remunerativo stabilito in base al sesso. In gran parte del mondo gli stipendi maschili continuano ad essere più alti di quelli del parterre femminile e non per competenze, ma per una mera questione di sesso.
La figura dell donna lavoratrice in diverse realtà aziendali continua a rappresentare talvolta un problema, soprattutto in materia di maternità, allattamento e tutta la disciplina che interessa l’arrivo di un bebè. Forse è proprio a deriva dell’assurda logica secondo cui la lavoratrice mamma costituisce un costo che si arriva al discorso più ampio dello stipendio. Come se la retribuzione inferiore fosse un patteggiamento dei costi, a fronte “dei disagi” della gravidanza.
Per tutte queste ragioni, è stato indetto oggi uno storico sciopero in Svizzera. Si chiama semplicemente “Frauenstreik” ed è lo sciopero nazionale delle donne, che oggi scendono in piazza con lo slogan “Paga, tempo, rispetto!“. Il tema centrale della protesta è la parità di retribuzione tra maschi e femmine e il conseguente abbattimento dello stereotipo di diversità legato esclusivamente al sesso.
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