Tacchi a spillo sul posto di lavoro, la rivolta delle donne
Dopo il Regno Unito la rivolta delle donne per l’abolizione dei tacchi a spillo sul posto di lavoro sbarca in Canada, nella British Columbia
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In un’epica scena del film Il diavolo veste Prada, viene mostrata quella che, a quanto pare, è diventata una consuetudine diffusa, ovvero l’ordine di indossare, tassativamente, i tacchi a spillo sul posto di lavoro. All’arrivo della diavolessa Miranda Priestly, interpretata dall’immensa Meryl Streep, tutte le dipendenti e le segretarie della redazione di Runway corrono a mettersi i tacchi per non ricevere un rimprovero. Ma sembra che quella del dress code obbligatorio per le donne non sia solo un’invenzione cinematografica.
Lo scorso anno fece scalpore la notizia del licenziamento di una segretaria che lavorava in un ufficio di Londra, e che era stata sospesa dal suo impiego perchè si era rifiutata di indossare i tacchi. Questa coraggiosa ragazza, Nicola Thorpe, aveva dato il via ad una petizione online che aveva raccolto più di 150mila firme, una mobiltazione talmente significativa da portare il dibattito sull’indossare i tacchi a spillo sul posto di lavoro fino alle aule del parlamento britannico.
La battaglia per la comodità delle donne adesso ha varcato il confine ed è arrivata nella Columbia Britannica, che ha deciso di abolire del tutto il dress code che prevede l’obbligo per le donne di indossare i tacchi sul posto di lavoro. L’iniziativa, promossa dalla Premier Christy Clarkoro, consentirà a qualsiasi donna, che si vede obbligata dal proprio datore di lavoro ad indossare i tacchi, di presentare un ricorso in tribunale basandosi sulle vigenti norme anti discriminazione e in difesa dei diritti umani.
Kiss My Foot
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Portabandiera dell’abolizione dei tacchi a spillo sono state le cameriere, che negli Stati Uniti, sin dal 2000, lanciarono la campagna Kiss My Foot, un’iniziativa che chiede di non costringere più le professioniste della ristorazione ad indossare, non solo i tacchi a spillo ma anche altri capi che alimentino stereotipi sessisti.
E in Italia? Noi siamo fermi alla sentenza dei jeans….ci vorrà ancora un pò!
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