Temi eticamente sensibili, quando il legislatore non comprende le esigenze di una Nazione

I temi eticamente sensibili tornano prepotentemente al centro del dibattito italiano. Fra le tante pecche, l’incomprensione dei legislatori emerge su tutte

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Durante l’ultima settimana, la nostra nazione è stata investita da un’ampia discussione riguardante i cosiddetti temi eticamente sensibili. Il dibattito, impostato ahimè sulla sterilità di sempre, è scaturito a seguito di due eventi, il suicido assistito in Svizzera di Dj Fabo e il riconoscimento ad una coppia omosessuale della genitorialità, che hanno fatto emergere diverse problematiche tipiche del nostro Paese. Infatti, ogniqualvolta i temi eticamente sensibili balzano alle cronache, l’Italia sembra regredire a tempi a dir poco oscuri, senza alcuna possibilità di modifica della disciplina.

Temi eticamente sensibili

Ciò che è emerso in questi giorni, però, è qualcosa di molto più grave, che non solo investe l’ambito morale ma la reale osservazione delle esigenze della popolazione. Andando per ordine, i due avvenimenti citati hanno mostrato un divario tale per cui il legislatore, nascondendosi magari sotto giustificazioni religiose, non riesce tanto a comprendere le esigenze di una realtà in continuo cambiamento quanto la necessità di agire sui campi considerati. In pratica, stando anche alle dichiarazioni dei policy maker rilasciate in questi giorni, si assiste ad una netta spaccatura nella Penisola dove alle richieste incessanti dei cittadini, la politica fa “spallucce”. Questa netta, ed evidente, richiesta di aiuto, perché tale deve essere intesa trattandosi di situazioni al limite del sostenibile, è arrivata al punto di creare un paradosso in cui non tutti ricevono lo stesso trattamento. Come accaduto durante le grandi battaglie degli anni settanta, anche i giorni nostri mostrano quanto la dignità della persona venga messa spesso, e volentieri, in secondo piano. Dignità che, a differenza di quanto millantato, non riguarda l'”anarchia” totale sui temi eticamente sensibili ma l’approdo ad una disciplina che permetta di agire, o meno, in totale libertà. Da troppi anni, però, il nostro Paese è in preda alla logica del “se secondo me è sbagliato è meglio proibirlo” che, in base alle situazioni createsi, ha da un lato sbarrato totalmente la strada a coloro che non avevano i mezzi, andando anche incontro a violazioni dell’art.3 della Costituzione, e dall’altro bloccato qualsiasi tipo di “adeguamento legislativo” in nome di una morale del tutto personale. Per l’Italia sembra arrivato il momento di cambiare direzione ma, al netto di “imposizioni” cattoliche, fino a quando il legislatore non avrà il coraggio di “regolarizzare” quanto realmente richiesto dalla popolazione, si avranno sempre scompensi normativi che non permetteranno la vera evoluzione e, allo stesso tempo, incoraggeranno differenze fra gli uomini e la clandestinità.   [ads2]
Redazione ZON

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