Immagine da Pixabay
Dopo quarantatré anni, la paura è impossibile da dimenticare. Ormai è passato tanto tempo dal terremoto del 1980 dell’Irpinia, ma la gente è ancora preda di quei ricordi traumatici. La scossa di magnitudo 6,9 sulla scala Richter partì da 30 chilometri di profondità, stravolse l’Irpinia e il Vulture, stritolò al suo passaggio un’area da Avellino a Salerno, scosse tutta Napoli e strapazzò Potenza. Il bilancio fu di numerose vittime.
Dei 679 comuni che costituivano le otto province di Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Napoli, Potenza, Salerno e Foggia cui passa addosso il sisma, ben 506, il 74%, sono danneggiati. Poi, dopo aver contato i morti, inizia la conta dei danni. Due intere regioni, la Campania e la Basilicata, e un pezzetto di Puglia, a causa del terremoto del 1980 risultarono devastate. Il ministro Piantedosi, per l’occasione, ha voluto ricordare l’accaduto.
“Il mio commosso ricordo è oggi rivolto alla comunità dell’Irpinia, colpita dal devastante terremoto del 23 novembre 1980. Alle famiglie delle vittime, segnate ancora da una ferita indelebile esprimo la più sincera vicinanza. La mia Irpinia, pur provata dalla sofferenza non si arrese. Grazie al coraggio e al sacrificio dei suoi cittadini, seppe rialzarsi, dando dimostrazione di quell’ammirevole forza d’animo che la contraddistingue da sempre e che ha permesso di far rinascere un territorio meraviglioso.” ha dichiarato il ministro.
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