Tommaso Paradiso è il cantautore del momento. Il suo Love Tour, da tutto esaurito, che si snoda in quattordici date, porterà in giro per l’Italia la musica dei Thegiornalisti.
Sul palco del Nelson Mandela Forum di Firenze, il cantante si mostra così: occhiali scuri, t-shirt nera, jeans e, al collo, un ciondolo argentato. La sua priorità? Farsi interprete dei sentimenti della gente, prenderli d’assalto con i suoi ritmi suadenti e con le sue parole, figlie di un linguaggio semplice, diretto, aderente all’era digitale.
L’arma vincente è la dose di normalità che traspare, nei testi e nei suoi occhi. Tommaso denuncia l’odio, carburante sempre più presente nelle nostre azioni e nelle nostre vite, che fa terra bruciata della bellezza che c’è intorno. Il suo è un invito all’amore, quello per il mare (e “le siga piene di sabbia“), per le serie tv (Dottor House prima di tutto), per la sua Carolina, per il cane Ugo, per gli amici (tra cui “Simone e Cristina, che si vogliono bene“).
Lo storyteller sembra raccogliere l’eredità di una generazione di cantautori lontana nel tempo, ma capace di condizionare ancora la musica italiana. Il nostro Tommy colleziona le eterne atmosfere di Lucio Dalla, Vasco Rossi, Antonello Venditti, Luca Carboni, facendole risuonare in un pop nuovo, moderno, intriso di leggerezza.
Con la stessa leggerezza, Paradiso scherza col pubblico fiorentino. Agli incessanti cori di “Sei bellissimo“, risponde: “Non mi avete visto nudo“. Poi, con una birra in una mano e quello che pare un bicchiere gin lemon nell’altra (“Da quando sono astemio bevo solo acqua e ghiaccio (?)”), chiede al parterre se ci siano coppie prossime al matrimonio. Il risultato è un fiume di auguri. Poi, la risposta ad un fan curioso: “Il mio cane è in camerino“.
All’improvviso, un reggiseno viene lanciato sul palco. Tommaso lo raccoglie e legge ad alta voce il bigliettino contenuto all’interno. Il Forum esplode nell’ilarità generale. Il latin lover, accerchiato da palloncini gonfiabili e visibilmente imbarazzato, sparisce dietro le quinte.
Quando risorge, stordisce il pubblico con una canzone dietro l’altra. Non canta solo le hit radiofoniche degli ultimi mesi, i singoli più ascoltati dell’album, ma anche quei brani noti solo ai fedelissimi che hanno seguito la band, agli esordi, nell’intimità dei piccoli locali.
Arriva, infatti, il momento di “Il tuo maglione mio“, scritta per un ragazza a cui il leader dei Thegiornalisti prestava i vestiti quando rimaneva a dormire da lui. In amore, i concetti di “tuo” e “mio” si mescolano, fino a sfociare in un sentimento quasi di tenerezza.
Segue l’acustica malinconia di “Io non esisto“, che parla di distanza, di indifferenza, di gelo emotivo. Poi, l’animo di Tommaso che si svela in “Proteggi questo tuo ragazzo” ed il coraggioso invito, condito di speranza, che è contenuto in “Vieni e cambiami la vita“.
Le note finali sono quelle di Dottor House, la canzone che chiude anche il disco. Quel dottore del piccolo schermo rappresenta per il cantante il padre che non ha mai avuto.
Il concerto finisce. La folla sfuma, invasa da una consapevolezza: è come se avesse condiviso con Tommaso un pezzo di quotidianità, una cena spensierata.
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