Oggi Monica Vitti (3 novembre 1931) compie 86 anni: un’attrice di grande talento, una donna fragile, insicura ed ironica sullo schermo quanto riservata, perfezionista e forte nella vita reale. ZonMovie la ricorda ancora sugli schermi. #AccadeOggi
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Il pudore, l’insicurezza, l’ironia e l’inusuale voce roca hanno rappresentato l’imprinting cinematografico di
Maria Luisa Ceciarelli, vero nome di Monica Vitti. Nella sua carriera Monica Vitti ha ricevuto numerosi riconoscimenti: 5 David di Donatello come migliore attrice protagonista; 3 Nastri d’Argento; un Ciak d’oro alla carriera; 12 Globi d’oro; un Leone d’oro a Venezia e un Orso d’argento alla Berlinale.
Bellezza particolare, incorniciata da capelli biondo platino che ne amplificano il contrasto con i chiaroscuri dell’anima,
Monica Vitti è diventata l’icona dell’incomunicabilità borghese. Esaltando la sua musa (e allora compagna) Michelangelo Antonioni la diresse magistralmente in
Deserto Rosso, tra i titoli restaurati e proiettati nella
sezione “Venezia Classici” nella Mostra del Cinema 2017.
Nel ruolo di Giuliana, Monica Vitti
indaga l’inquietudine e il difficile rapporto con la quotidianità nella sua immanenza di donna smarrita negli affetti, emotivamente fragile e con un profondo vuoto esistenziale. Attrice versatile, ha lavorato con registi come Monicelli, Brass ma anche con
Buñuel,
partecipe della distruzione e del rinnovamento del linguaggio cinematografico de
Il fantasma della libertà (
Le fantôme de la liberté, 1974), una riflessione
sull’inutilità dell’artista e sulla voracità dell’industria dello spettacolo. Arguta e popolare, gioviale quanto malinconica, ammantata da un alone di sofisticatezza nevrotica e travagliata, quasi impenetrabile e in bilico precario tra leggerezza e profondità, Monica Vitti ha saputo affermarsi anche con doti comiche in titoli come
Amore mio aiutami (con Sordi),
L’anatra all’arancia (con Tognazzi),
Dramma della gelosia (con Giannini e Mastroianni).
Da quindici anni manca dalle scene, appartata in un privato segnato da una malattia neurodegenerativa, non meglio identificata, con cui da tempo lotta in una clinica specializzata in Svizzera. Già nel 1988, il prestigioso
Le Monde aveva dato dato per certa la sua morte: all’epoca Monica Vitti l’aveva presa con ironia, ringraziando il quotidiano francese per averle allungato la vita.
Talmente antidiva da non dover apparire per forza, da saper sparire quando il grande schermo non poteva metterne in luce le qualità umane e il talento artistico, Monica Vitti è stata protagonista di
un presagio paradossale: ora la sua carriera è affidata solo al ricordo altrui, laddove la sua mente avrà in parte o del tutto cancellato il suo presente, come il suo passato. [ads2]