Foto: Facebook Polizia di Stato
Questa notte Carabinieri, Polizia e Dia hanno fermato 21 persone appartenenti alla rete di Denaro Messina, su disposizione dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo.
Ci sono anche due cognati del boss tra le persone finite in carcere nell’ operazione eseguita a Trapani.
Secondo gli inquirenti, sono stati proprio loro ad organizzare la latitanza di Denaro Messina cominciata ben 25 anni fa e avrebbero inoltre retto le fila della complessa macchina organizzativa attorno al latitante.
Pedinamenti, appostamenti e intercettazioni hanno confermato come Cosa nostra eserciti un controllo capillare del territorio e ricorra sistematicamente alle intimidazioni per infiltrare il tessuto economico e sociale.
Questa notte, sono scattate decine di perquisizioni nel cuore della provincia siciliana. Ma Messina Denaro resta ancora latitante: l’unica cosa certa è che comunica ancora attraverso i pizzini veicolati dalla sua rete.
Dalle intercettazioni si evince che Denaro Messina viene “venerato” dai suoi fidati.
Altre intercettazioni confermano che il padrino di Castelvetrano viaggia molto e che nel 2015 si trovava proprio a Trapani: questo è un tassello importante per provare a ricostruire il mistero di una latitanza che dura da troppo tempo.
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