In questo primo appuntamento con TrasposiZON, studieremo come Villeneuve ha riarrangiato Saramago. Ecco a voi l’analisi del crossover tra Enemy e L’Uomo Duplicato
Ed eccoci qui, alla nascita di una nuova rubrica.
TrasposiZON avrà il compito di scoprire tutte quelle
opere letterarie “nascoste”, che hanno dato vita a capolavori cinematografici di inestimabile valore. Il viaggio sarà davvero lungo, quindi gambe in spalla e preparate il taccuino. Si tratteranno titoli davvero interessanti, meno conosciuti rispetto ad altri più famosi. L’intento è quello di analizzare i libri interessati, sviscerarli e capire in che modo hanno influenzato l’opera filmica. Tratteremo, poi,
gli aspetti simili e le differenze tra romanzo e film, come è stato curato il passaggio da media a media. La multimedialità sarà il principio fondante di questo nuovo spazio. Ma non perdiamoci più in chiacchiere e passiamo al primo
crossover che analizzeremo. Per questo primo appuntamento abbiamo scelto due opere molto difficili da trattare:
L’Uomo Duplicato di
José Saramago e il film che ne è derivato, ovvero
Enemy di
Denis Villeneuve. Pronti per il viaggio?
Differenze e analogie nelle trame di Enemy e de L’Uomo Duplicato
Per analizzare il crossover, non possiamo che partire dalle singole trame delle opere. Trame che, a dirla tutta, sono davvero identiche. Il racconto narra di un
professore di storia (
Tertuliano Màximo Afonso nel libro, Adam Bell nel film) che, dopo il divorzio dalla moglie, decide di guardare un film, sotto il consiglio di un suo collega, docente di matematica. Mentre guarda il film, si accorge di un dettaglio sconvolgente: l’attore principale della pellicola
è identico a lui. Questa scoperta lo angoscia e lo intriga allo stesso tempo, al punto da
mettersi sulle tracce di questo suo “doppelgänger”. La ricerca, però, non è così semplice. E questo viaggio
sconvolgerà le vite di entrambi e delle rispettive compagne. La trama è sostanzialmente uguale. Ma vi è un altro fattore a determinare la
differenza tra libro e film: la
visibilità. Infatti, mentre
Enemy non lascia spazio a dubbi sulla
perfetta uguaglianza dei due protagonisti,
L’Uomo Duplicato si poggia su un vero e proprio
“atto di fede” da parte del lettore nei confronti di Saramago. Altra sostanziale differenza tra romanzo e film è il modo in cui viene sancita la corrispondenza tra i due protagonisti. Nel film è una
fotografia strappata ad aprire gli occhi allo spettatore, nel libro ci pensa lo stesso scrittore, con un
ritratto accurato del protagonista. Naturalmente, concorrono altri vari dettagli a determinare la non perfetta coincidenza tra testo letterario e testo filmico. Il film di Villeneuve risulta, per forza di cose,
meno dettagliato nei particolari (vista anche la sua durata breve). Ma non per questo meno bello.
Es, Io e SuperIo
Un punto cruciale in comune tra manoscritto e sceneggiatura è la condivisione dello stesso argomento di fondo. A livello psicologico, entrambi esprimono lo stesso concetto:
Es, Io e SuperIo. Le tre parti chiamate in causa sono i tre protagonisti principali:
il professore rappresenta l’
Io,
l’attore rappresenta l’
Es e il
ragno-donna rappresenta il
SuperIo. Il perché di questa raffigurazione è presto detto. Il primo, infatti, si pone come un vero e proprio mediatore, deputato ai rapporti con la realtà esterna e interna. In questo caso, è l’unica voce cosciente, razionale e che non prende una parte specifica, non si lascia sopraffare dalle emozioni. Il secondo, invece, è l’esatto opposto. Si lascia andare alle sue pulsioni, rappresenta la voce della natura nell’animo umano e resta ancorato ad un senso di piacere istintivo, passionale. La figura del ragno-donna, invece, è una perfetta rappresentazione del SuperIo. La rappresentazione materna della figura garantisce l’insieme dei divieti sociali. Funge da vero è proprio regolatore super partes, che si pone al di sopra di ogni cosa.
Adattamento riuscito?
Ma veniamo al dunque, alla parte più importante. Questo adattamento, che si presentava una prova davvero ardua anche per un regista del calibro di Villeneuve, è riuscito? O ha dei punti a sfavore? La risposta
è positiva.
Enemy risulta un’opera psicologica
degna del suo corrispettivo letterario, interpreta bene la stessa complessità dell’opera di Saramago pur snellendola e rendendola comprensibile. Si può forse obiettare sulla
durata eccessivamente corta, che non rende giustizia alla vicenda dettagliata raccontata dallo scrittore portoghese. Il romanzo resta uno dei
capolavori “nascosti” e si diversifica dal resto della produzione letteraria, in quanto perfettamente integrato col tema del “doppio” che lo stesso scrittore affronta in più riprese nella sua bibliografia.