Treadstone: tra assassini e politici nel mondo di Jason Bourne

Prime Video ha deciso di aprire il 2020 con Treadstone, serie TV spin-off della saga di Bourne. E pesca a piene mani dall’universo dell’assassino

Affari sporchi, intrighi politici, super-spie capaci di diventare killer a sangue freddo pronti a mietere un numero incredibile di vittime. Tutto questo è il teatro in cui si svolge Treadstone, nuova serie TV targata Prime Video. Il prodotto, come si può facilmente capire dal titolo “evocativo”, si propone come obiettivo quello di indagare a fondo nella psicologia del mondo delle super-tecnologie, della guerra segreta“. Per farlo, naturalmente, c’è bisogno di super-spie, uomini addestrati a modo per compiere missioni dal livello di difficoltà estremo.

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La serie, come già detto in precedenza, si propone come obiettivo quello di espandere i confini del mondo cinematografico di Jason Bourne, assassino della CIA soggetto dei romanzi di Robert Ludlum e della mitica saga cinematografica omonima. Com’è giusto sostenere, infatti, non c’è mica solo il letale killer interpretato da Matt Damon a “farla da padrone”. Treadstone pesca a piene mani dall’immaginario sviluppato con la saga cinematografica ma nata dalla penna del celebre scrittore statunitense. E, con sé, naturalmente, ricalca tutti gli stereotipi che hanno dato i natali al franchise: adrenalina, violenza, intrighi politici e una sana dose di immersione nella psicologia del super-uomo americano.

A far da padrone allo show, vi è una penna “d’eccezione”, che i più longevi delle serie TV sicuramente apprezzeranno: Tim Kring. L’ideatore di due celebri show quali Heroes e Touch presta la scrittura di una serie che si fa notare soprattutto con la sua intraprendenza, la sua foga e il suo tocco “thriller”. E lo fa analizzando il programma segreto che trasforma delle persone apparentemente normali in spietati assassini senza limiti morali al servizio dell’America.

Pronti a fare un viaggio nei meandri della CIA e delle sue “oscurità“?

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Programmi e identità segrete

Da subito, in Treadstone si nota la natura plurale del prodotto. Infatti, la serie non si limita ad avere un unico protagonista, ma a raccontare il mondo spionistico attraverso vari punti di vista. Alcuni agenti speciali di varie nazionalità, infatti, vengono selezionati per un programma segreto che, attraverso condizionamenti fisici e mentali, li trasforma in vere e proprie macchine da guerra.

Chi viene sottoposto al trattamento arriva a dimenticare la sua vita passata, e ricomincia una nuova vita come cellula dormiente, fino a quando un semplice input va a risvegliarlo dando un obiettivo da portare a termine. La storia si articola su due piani temporali diversi.
Nel 1973, a Berlino Est, un agente operativo della CIA, John Randolph Bentley (Jeremy Irvine) è costretto a scappare inseguito da un agente dei servizi segreti sovietici programmato grazie ad un sistema che modifica i comportamenti dal nome Cicala.

L’azione si trasferisce poi nel presente, passando dalla Corea del Nord a Budapest, da Langley (la sede della CIA) fino a Bucarest, ma con continui rimandi al passato. Qui troveremo vari agenti alle prese con i propri demoni. Emerge così un complesso scenario in cui persone dormienti e addestrate con il programma Treadstone vengono misteriosamente riattivate per compiere una serie di mortali missioni.

In particolare, seguiamo le vite di So-Yun Pak (Han Hyo-joo), Doug McKenna (Brian J. Smith), Tara Coleman (Tracy Ifeachor) e Petra Andropov (Gabrielle Scharnitzky), agenti “risvegliati” e pronti a combattere per l’America.

Tanta azione

Da una serie action come Treadstone, non ci si può non aspettare tanta adrenalina. E le promesse, fortunatamente, sono tutte mantenute. La storia, infatti, detta sempre un’ottima dose d’intrattenimento, esacerbato proprio dalle sequenze action tanto care al franchise cinematografico di Jason Bourne. Inseguimenti tra i tetti, violenti combattimenti corpo a corpo, sparatorie che riescono a “spettacolarizzare” l’intera serie e a non farla mai “morire” del tutto.

Sembra quasi che la lezione di franchise tanto cari come John Wick e The Raid sia stata inglobata da questa serie, che ne ripropone lo stesso ottimo pathos. Nelle sequenze più “accaldate” si nota soprattutto l’esperienza di un team registico e fotografico davvero al di sopra degli standard.

Veterani come Ramin Bahrani o Brad Anderson riescono ad impartire un buon ritmo alla narrazione e a rendersi sempre dinamici, ma mai confusionari. Anche le ambientazioni offrono spesso degli ottimi scorci e concorrono a rendere gli scontri e le sequenze più adrenaliniche molto più spettacolari. Da questo punto di vista, si vede anche l’esperienza di un colosso come Amazon, che non ha certo lesinato sulla parte tecnica della serie.

Degne di nota, inoltre, le prestazioni in Treadstone del redivivo Brian J. Smith (il poliziotto Will Gorski di Sense8), di un Omar Metwally calato in contesti quasi hard-boiled e di un’ottima Han Hyo-joo (Illang – Uomini E Lupi), che conferma la crescita già vista nel film targato Kim Jee-Woon prodotto da Netflix.

Un cast che, però, come vedremo, non funziona a pieno.

La scrittura dov’è?

Se dal punto di vista tecnico, Treadstone si conferma un’ottima scoperta, è dal lato puramente narrativo che la serie comincia a latitare. La divisione della storia in due linee temporali crea confusione nello spettatore, che si trova sballottato tra continui flash-back e flash-forward.

La trama, purtroppo, già ingarbugliata di suo, con il passare degli episodi si attorciglia ulteriormente. La scelta di gestire più personaggi all’interno di una stessa puntata comprime i tempi per approfondire gli stessi e lascia gli stessi spettatori con un senso di “incompiutezza” alla fine della serie.

Il modo sbrigativo e l’improvvisa accelerazione nella parte finale serve solo a rendere il tutto ancora più confuso e a penalizzare il ritmo di Treadstone. Altra pecca della serie targata Prime Video sono le prestazioni di un Jeremy Irvine troppo asettico e dei vari villains, troppo piatti e poco credibili. Una pecca che guasta l’intero impianto, soprattutto a questi livelli.

Antonio Jr. Orrico

Studente al terzo anno di Scienze della Comunicazione, con una passione innata per il giornalismo, per la scrittura, per la lettura e per la musica.

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