11 Febbraio 2016 - 23:26

Trumbo: un comunista a Hollywood

Trumbo, come da titolo originale, arriva oggi nelle sale italiane. Il film racconta dei fasti hollywoodiani dello sceneggiatore Dalton Trumbo, passando per la caduta e la sua rinascita. Bryan Cranston di Breaking Bad, che lo interpreta magistralmente, è candidato agli Oscar 2016

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Trumbo (Montrose, 9 dicembre 1905 – Los Angeles, 10 settembre 1976), sceneggiatore di fama mondiale, scrittore e poi anche regista, alla fine degli anni Trenta dal Colorado approdava a Los Angeles.

Trumbo: un comunista a HollywoodNel 1939 con E Johnny prese il fucile vinse il National Book Award. Trumbo scrisse questo romanzo in conformità agli ideali del Partito Comunista degli Stati Uniti d’America, a cui era affiliato: una linea di stretta osservanza staliniana e volta a screditare l’entrata nella Seconda Guerra Mondiale. Il protagonista, colpito da una cannonata nell’ultimo giorno della Prima Guerra, rimane in vita orribilmente mutilato, con intatte facoltà intellettive in modo da riflettere sugli orrori della guerra. Il libro, dagli ideali fortemente antimilitaristi, uscì nel 1939, quando gli americani stavano per entrare nel Secondo Conflitto Mondiale, ma dopo Pearl Harbour fu ritirato dal mercato. Nel 1945 ricomparve nelle librerie, come ogni volta che l’America entrò in guerra. Nel 1971 Trumbo, al suo esordio alla regia, diresse l’adattamento cinematografico del romanzo, con Timothy Bottoms, Diane Varsi e Jason Robards.

Trumbo: un comunista a Hollywood

Schierato con i sindacati e attivo politicamente per il riconoscimento dei diritti civili e della parità di retribuzione,  nel 1947 lo sceneggiatore finì di fronte al Comitato per le Attività Antiamericane. Erano gli anni del Maccartismo e l’America aveva paura dei comunisti. Ostracizzato politicamente e socialmente, Dalton Trumbo finì nella lista nera: era la cosiddetta Hollywood Ten, ovvero la cerchia di 10 sceneggiatori e registi famosi per essersi rifiutati di rilasciare testimonianze anticomuniste. Trumbo venne così condannato, nel 1950, alla prigione federale per 11 mesi, perdendo tutto ciò che aveva conquistato: la ricchezza, il lavoro e il prestigio. Incorse anche nell’ostilità della potente giornalista repubblicana Hedda Hopper (Helen Mirren). Eppure non si arrese, continuò a scrivere sceneggiature sotto falso nome, per lo più di film a basso costo, difendendo le proprie convinzioni politiche.

Trumbo: un comunista a HollywoodTraslato in Italia come L’ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo, il biopic è uscito oggi nei cinema, con la regia di Jay Roach e la sceneggiatura di John McNamara, basata sulla biografia scritta da Bruce Alexander Cook. Nei panni di Trumbo c’è uno straordinario Bryan Cranston, l’attore di diverse serie Tv, reso celebre dal ruolo di Walter White in Breaking Bad, ora candidato come Migliore Attore Protagonista, in lizza con Leonardo Di Caprio e Michael Fassbender agli Oscar 2016. Meno rilevante la parte affidata a Diane Lane, che non regge il confronto con il temperamento della vera Cleo, moglie di Trumbo.

Dalton Trumbo con la moglie Cleo nel 1947

Dalton Trumbo con la moglie Cleo nel 1947

Il film dal taglio storico-biografico, a tratti più pittoresco che impegnato, si concentra sull’uomo, sull’onestà intellettuale e sulla causa sostenuta da uno sceneggiatore comunista nella Hollywood degli anni Quaranta. Allora Trumbo, attonito per l’insensato boicottaggio alla sua brillante carriera, si batteva per la difesa totale della libertà di pensiero. È la storia della caduta sulla via di una lenta e conquistata rinascita, di un futuro che non gli poté essere fortunatamente del tutto negato.

La prevaricante ingiustizia, di cui Trumbo fu vittima, è il focus della narrazione ad appannaggio della successiva riabilitazione da Oscar per il Miglior Soggetto (consegnatogli in seguito): per Vacanze romane (1953) di William Wyler, con Audrey Hepburn e Gregory Peck, attribuito al collega Ian McLellan Hunter, e per La più grande corrida  (1956) di Irving Rapper, firmata come Robert Rich.

Un finale diverso fu quindi scritto per Trumbo, attraverso il rapporto cinematografico con Frank King (John Goodman), un produttore di Hollywood che sfidò l’establishment per sostenerlo, e il concreto contributo di due personaggi influenti, ovvero l’attore e produttore Kirk Douglas e il regista Otto Preminger, che inserirono il suo nome, in quanto sceneggiatore, sulle locandine dei rispettivi Spartacus (1960) ed Exodus (1960).

Erano gli anni Sessanta quando il nome di Dalton Trumbo venne riabilitato agli occhi degli Americani e a quelli della famelica fabbrica hollywoodiana.

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