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Fabio Di Lello aveva una moglie che amava più di se stesso, si chiamava Roberta. Parliamo al passato perchè Roberta non c’è più. Nel mese di luglio dello scorso anno la vita di questa giovane donna è stata spezzata, perchè il motorino su cui viaggiava ha incrociato l’auto di Italo D’Elisa, un giovane di Vasto come lei, che una disattenzione ha trasformato in omicida.
Nonostante l’omicidio stradale sia ormai legge nel nostro Paese, l’uomo che aveva ucciso Roberta Smargiassi è ancora a piede libero, perchè era stato rinviata a giudizio e a breve avrebbe avuto la prima udienza dal gup. Ma per Fabio Di Lello questo stato di cose era insostenibile. Non poteva permettere che l’uomo che aveva spezzato il suo amore girasse per Vasto tranquillamente, aspettando che le lungaggini della giustizia ponessero un rimedio al suo dolore.
Testimoni e amici raccontano di un uomo distrutto dal dolore, che ogni giorno si recava al cimitero sulla tomba della moglie, con cui si era sposato nell’ottobre del 2015, e che ormai non credeva più nella giustizia. Ad acuire il suo dolore, naturalmente, gli immancabili social, la fogna a cielo aperto del 2000, che erano ormai diventati teatro di un aspro scontro tra coloro che volevano subito giustizia per Roberta, e chi difendeva il corso della giustizia.
Alla fine Di Lello non ha retto al dolore e ha commesso il più atroce e disperato dei gesti. Ieri pomeriggio l’uomo ha aspettato che l’omicida di sua moglie, Italo D’Elisa, uscisse dal bar Drink Water, in via Perth, a Vasto, e dopo avergli detto qualche parola, ha estratto la pistola e ha sparato tre colpi.
Ultimo pietoso gesto, quello di far trovare l’arma del delitto sulla tomba della moglie. Dopo aver commesso l’omicidio Di Lello si è costituito alla polizia. Una tragedia che ha colpito una comunità intera, che da subito si era mobilitata per chiedere giustizia con fiaccolate e manifestazioni affinchè, come si leggeva sulla pagina social di Fabio Di Lello, “non ci sia un’altra Roberta”.
Ma l’istinto ha prevalso, e viene da chiedersi se la disperazione sia una motivazione sofficiente, anche nel caso in cui la giustizia ordinaria non risulti efficace.
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