17 Gennaio 2024 - 11:10

Veneto, no al suicidio assistito: la destra si spacca sulla legge

Zaia si è trovato in minoranza, in Veneto, sulla legge per il suicidio assistito. Il dibattito ha piuttosto rilanciato le cure palliative

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Una bocciatura netta. Il Veneto non sarà la prima Regione a legiferare sul suicidio assistito. Dopo sei ore di confronto di spessore umano ed etico, con la riscoperta dei valori della vita e della morte, il Consiglio Regionale ha infatti troncato il Pdl 217 d’iniziativa popolare sulle “Procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito“. 25 i voti a favore (del presidente Luca Zaia, da parte della Lega e del centrosinistra, con un’astensione nel PD). 22 i contrari (Fdi, Forza Italia, e la parte rimanente della Lega e dei consiglieri zaiani), e 3 astensioni (due della Lega) che equivalevano ad altrettanti no.

Non è scattata, dunque, la maggioranza richiesta di 26 consensi per far approvare la legge in Veneto. La mancata approvazione in Aula ha reso obbligatorio il rinvio in commissione, deciso con 38 voti favorevoli e 13 assenti. Un esito, dunque, a sorpresa, perché alla vigilia venivano calcolati 27 voti a favore e 24 contrari. Il dibattito è comunque servito per sbloccare il tavolo sul tema del suicidio assistito e sull’urgenza delle cure palliative, ascoltando l’appello dei vescovi.

Zaia, naturalmente, ha commentato la vicenda in modo amaro: “Mi spiace che qualcuno abbia dato une lettura errata, ovvero che la legge discussa in Veneto “istituiva il fine vita”. Non istituiva niente, ma stabiliva solo i modi e i tempi delle risposte ai malati, e le modalità di coinvolgimento delle Asl. Ma nonostante non sia diventata legge, i malati terminali con determinate caratteristiche sanno che possono presentare le loro istanze per il fine vita, in base alla sentenza della Consulta.

Insomma, una bocciatura netta in Veneto, che rischia anche di spaccare la destra in vista delle elezioni regionali prossime.