Quando si pensa all’epoca borbonica e alle residenze reali, si pensa inevitabilmente alla Reggia di Caserta, bene UNESCO imponente e di pregevole valore artistico.
La Reggia di Caserta, legata in modo indissolubile al nome di Vanvitelli, è abbellita dal celebre parco, un parco che si estende per svariati chilometri e che culmina nella bellissima fontana di Diana e Atteone.
Scenografica e maestosa, la Reggia rappresenta agli occhi di molti l’emblema del fasto borbonico, la volontà di inseguire la magnificenza francese di Versailles e, forse, di superarla. Eppure, la Reggia è solo una delle tante residenze borboniche disseminate per la regione e da un punto di vista meramente istituzionale non è neppure la più importante.
Il vero fulcro del potere era, infatti, il Palazzo Reale, situato in Piazza Plebiscito, nel cuore di Napoli.
Entrare nel Palazzo Reale per un campano è d’obbligo, ma anche per un non campano può essere interessante, se non altro per comprendere fino in fondo la ricchezza materiale e culturale della dinastia borbonica senza cadere nell’ingenuo cliché di un Regno delle due Sicilie arretrato e povero.
Anche se vi era l’intento politico di legittimare a livello simbolico la casata sabauda, equiparandola alle altre che l’avevano preceduta, le statue hanno un qualcosa di suggestivo poiché ricordano quanto la storia partenopea sia molteplice, costituita, cioè, da vari influssi che includono un passato normanno, svevo, angioino, aragonese, asburgico, borbonico e francese napoleonico.
L’interno del Palazzo Reale non è, tuttavia, meno interessante dell’esterno. Si accede all’appartamento storico percorrendo il luminoso scalone d’onore, intervallato da marmi policromi dai riflessi rosati e da una balaustra di marmo traforato.
Ciononostante quello che si nota di più è il gusto per le ceramiche, innumerevoli e dalle fogge più strane e ricche, e per gli onnipresenti orologi, spesso ancora funzionanti e che suonano allo scoccare delle ore.
In quasi ogni stanza del Palazzo Reale vi è un orologio, alcuni sono francesi e risalgono al periodo murattiano, altri sono inglesi e sono dotati anche di automi e carillon.
Tutto richiama all’Europa e ai rapporti dinastici e culturali che i Borbone avevano con gli altri Stati. L’unica concessione all’esotico nel palazzo Reale sono i bellissimi vasi cinesi, dai colori sgargianti, un tocco d’Asia che, tuttavia, ben si armonizza alla lussuosa dimora.
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