9 Ottobre 2021 - 18:59

Xi Jinping con suo discorso fa piombare nel panico Taiwan

Xi Jinping

Il tema della riunificazione con Taiwan va avanti da anni e ora Xi Jinping vuole concretizzarlo in modo pacifico. Ma sarà così?

La Cina comunista e l’isola di Taiwan, una lunga e complicata storia che va avanti da anni. Xi Jinping presidente cinese durante la conferenza per celebrare i 110 anni dalla Rivoluzione cinese è tornato a parlare di riunificazione con Taiwan, un’isola di fatto indipendente ma che la Cina considera sua. La riunificazione, stando alle parole del presidente avverrà in modo pacifico ed entro il 2025. Ma Taiwan non sembra essere così felice della notizia. L’intelligence occidentali parlano di una di una contro mossa dell’isola che sta preparando il suo esercito per un’eventuale attacco dalla Cina.

Da una parte l’esercito dall’altro le parole rassicuranti del presidente. Xi Jinping non ha mai parlato esplicitamente di attaccare o invadere Taiwan, nel suo discorso Xi ha ricordato che la Cina ha una «gloriosa tradizione» di opposizione a ogni tipo di separatismo e che «lo storico compito di completare la riunificazione del paese deve essere raggiunto, e sarà senz’altro raggiunto».

Sta di fatto che dopo gli scontri di Hong Kong che hanno sollevato non poche polemiche nell’intero globo sembra difficile accettare che un’altra guerra seppur pacifica – ma quale guerra può definirsi tale – anche se il presidente Xi Jinping ci ha tenuto a sottolineare di voler utilizzare lo schema un paese, due sistemi”, proprio come ad Hong Kong. Il sistema ribadisce l’unità nazionale della Cina ma riconosce allo stesso tempo la diversità locale. Hong Kong, ad esempio, può esercitare un certo grado di autonomia.

La storia

I rapporti estremamente tesi tra la Cina e Taiwan (il cui nome ufficiale è “Repubblica di Cina”) risalgono al 1949, quando a Taiwan si rifugiò il governo nazionalista cinese sconfitto dall’insurrezione comunista guidata da Mao Zedong nel corso di una lunga guerra civile. Per decenni la Cina fu divisa di fatto in due: un governo alleato e riconosciuto dall’Occidente relegato sull’isola di Taiwan, e il governo del Partito comunista a guidare tutto il resto del paese. Dagli anni Settanta, gli Stati Uniti e poi tutto l’Occidente si rassegnarono a riconoscere il governo comunista di Pechino, togliendo il riconoscimento a Taiwan. Questo atto comportò anche l’espulsione dell’isola dalle organizzazioni internazionali come l’ONU.

A oggi Taiwan, che ha circa 24 milioni di abitanti, gode di una indipendenza de facto e le principali potenze economiche mondiali aderiscono alla cosiddetta “politica di una sola Cina”, secondo cui la Cina è una sola, comprende anche Taiwan ed è quella governata dal Partito comunista. I 15 paesi che ne riconoscono la sovranità sono quasi tutti stati molto piccoli come Città del Vaticano, arcipelaghi del Pacifico o caraibici, l’africano eSwatini. Anche altri stati più grandi come l’Honduras, il Guatemala, il Belize, il Nicaragua e il Paraguay riconoscono ad oggi Taiwan come stato a se stante.