You, la serie Netflix sullo stalking: amore o ossessione?
You è la serie Netflix con protagonisti Penn Badgley (il Dan Humphrey di “Gossip Girl“) ed Elizabeth Lail. Scopriamo ciò che non ha convinto
Al centro di You c’è il misterioso Joe Goldberg (Penn Badgley). Il giovane, reduce da una relazione che gli ha spezzato il cuore, lavora tra gli scaffali polverosi di una libreria. Un giorno, tra i volumi consunti, vede la dolce Beck (Elizaberh Lail) e ne rimane folgorato.
Lo stalker, tra amore ed ossessione
Non è l’inizio di una storia d’amore, ma l’antefatto di un’ossessione cupa che si nutre di stalking, di inganni, di stratagemmi astuti per irretire la propria vittima. Joe è un professionista dell’arte di mimetizzarsi negli angoli più caotici della splendida New York, pur di seguire, spiare, controllare e, a suo modo, proteggere la donna che ama.
Presto, trapelano alcuni dettagli privati che rovesciano la prospettiva: lo stalker è tormentato da un passato all’insegna degli abusi. E’ esemplare il suo rapporto con Paco, un bambino nel quale si rispecchia, abituato a vedere la madre consumata dalle percosse.
Beck: da vittima a carnefice
Anche Beck non è ciò che sembra. L’oggetto della venerazione di Joe è un’amante ambigua (che si contende l’attenzione di più uomini), sopraffatta dal bisogno di apparire e di venire apprezzata.
La ragazza, che sogna una carriera come scrittrice, sui social vomita pezzi di vita artefatta, mentre nella chat con le amiche è una leonessa da tastiera. Si circonda di persone dalle quali, in fondo, non si sente capita, e colleziona incontri futili e nocivi con l’altro sesso. Non si capisce se sia alla ricerca di sé o se voglia essere qualcun’altra.
Quello che non convince
Nonostante gli spunti accattivanti, la serie Netflix è dominata da risvolti improbabili, dialoghi approssimativi, caratterizzazione dei personaggi debole. Le note dolenti del prodotto sono quasi tutte da addebitare ad una sceneggiatura deludente.
E’ impensabile, per esempio, che basti un berretto per rendere lo stalker irriconoscibile, anche quando si apposta pericolosamente vicino al tavolo di chi vuole spiare. E che, da lì, ogni conversazione non gli giunga in modo confuso, riuscendo a carpire ogni parola.
Inoltre è poco credibile che, attraverso la finestra della sua vittima, egli riesca a vedere tutto quello che accade nella sua camera da letto. Dalla strada, la visuale è talmente dettagliata da fargli portare il conto degli uomini che si fiondano tra le coperte di lei.
Il finale apre scenari potenzialmente interessanti che speriamo potranno trovare uno sviluppo degno di nota nella già annunciata seconda stagione. La curiosità è tanta.
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