7° Arte #31: 2001 Odissea nello Spazio – Viaggio a bordo del cinema verso l’ignoto

2001 Odissea nello Spazio è un film del 1968, diretto, scritto e prodotto da Stanley Kubrick. Rappresenta il capostipite del genere fantascientifico, oltre a essere una profonda pellicola che affronta il senso della vita e la ricerca senza luogo né spazio della conoscenza

Registi come Stanley Kubrick è raro trovarli. Lo era negli anni ’60, quando America e Russia si contendevano tecnologie e conoscenze per viaggiare nello spazio, e lo è tutt’oggi. Un cineasta capace di affrontare generi diversi, inquadrandoli con la giusta simmetria, approfondendoli con tematiche delicate.

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Dopo capolavori statuari della storia del cinema quali Spartacus e Il dottor Stranamore, parliamo ancora del regista britannico quando, un anno prima che Armstrong toccasse la luna, rivoluzionò la fantascienza cinematografica.

Viaggio a bordo del cinema verso l’ignoto

2001 Odissea nello Spazio non è solo fantascienza, è bene precisarlo. È tutt’ora uno dei film più discussi e più interpretabili. La pellicola offre infatti una moltitudine di chiavi di lettura, allegorie e metafore rivisitate e studiate sia dalla critica che dal pubblico. Rappresenta uno di quei film da non poter vedere una volta sola. Non va solo capito, ma anche interpretato, letto, studiato, conosciuto.

È proprio sul concetto della conoscenza che è intenzione soffermare la nostra analisi. L’uomo ha sempre avuto sete di conoscenza, probabilmente mai quanto negli anni ’60 quando una guerra fredda si combatteva attraverso ricerche e calcoli. Risultati che poi portano a ulteriori domande, fino a quando l’unica che resta da farci è: “Qual è il senso della vita?”. Una domanda che assale anche lo spettatore che rimarrà spiazzato da 2001 Odissea nello Spazio.

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Un viaggio omerico e futuristico quello che progetta Kubrick. Si parla, come mai prima, di viaggi non solo per la distanza della meta: viaggi alla ricerca di se stessi, dei propri obiettivi, dei propri istinti; viaggi nello spaventoso oscuro chiamato ignoto. Un fascino che attrae come una calamita l’attenzione di qualsiasi uomo. Un frutto di cui si nutre lo stesso film, la voglia di capire cosa intendesse Kubrick rende 2001 Odissea nello Spazio un film immortale. Lo stesso regista ha, giustamente, evitato di suggerire le chiavi di lettura. Ciò permette a ogni singolo spettatore e a ogni singola visione di percepire qualcosa di diverso.

Non è forse questo il senso del cinema? Interpretare e reinventare. Trovare quel messaggio velato che ci guidi per creare qualcosa di nuovo.

Preistoria, IA, la Luna, il tempo e lo spazio

Il film introduce anche l’intelligenza artificiale. La pericolosità apocalittica della tecnologica ci era già stata presentata con Metropolis, film straordinario che vide con largo anticipo le conseguenze di un regresso mascherato da avanguardia. Anche qui il computer rappresenta una minaccia incontrollabile. Una forza talmente perfetta e articolata capace di sovvertire le volontà del proprio creatore, arrivando persino all’omicidio e alla distruzione.

Si parla di estinzione, quella delle razze, partendo dalle scimmie fino ad arrivare alle nuove forme di vita, come il misterioso monolite. La legge del più forte, come diceva Darwin, ci costringe ad adeguarci al contesto della natura, cambiando noi stessi. Così fanno le scimmie nel primo atto, così fa l’uomo nell’ultimo. Il finale, poi, chiude il cerchio, insieme alla colonna sonora e insieme al ciclo di vita.

Il film 2001 Odissea nello Spazio vinse, nell’edizione degli Oscar 1969, il premio nella categoria Migliori Effetti Speciali, ottenendo ulteriori candidature senza però vincere altre statuette. Kubrick non è mai stato un regista acclamato dalla critica nell’immediato, né tanto meno elogiato dagli Academy Awards. Eppure le sue pellicole sono ancora oggi studiate e analizzate.

Vedrete tornare più di una volta questo regista nella nostra rubrica della Settima Arte, dove andiamo a ripercorrere i film che hanno segnato la storia del cinema.

Redazione ZON

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