13 Maggio 2016 - 15:52

38 anni fa la legge Basaglia riordinava le strutture psichiatriche

C’erano una volta i manicomi. 38 anni fa la legge Basaglia, firmata dallo psichiatra Franco Basaglia, metteva la parola fine alle strutture psichiatriche

[ads1] Poche sono le leggi che dai nomi dei loro ispiratori e firmatari sono entrate nella conoscenza e memoria collettiva italiana. La legge Merlin è nota per la chiusura delle case di tolleranza, la legge Fortuna- Baslini del 1974 conosciuta per il referendum con cui chiedeva agli italiani di pronunciarsi a favore del divorzio, e poi c’è naturalmente la legge Basaglia del 1978, voluta dallo psichiatra veneziano di cui porta il nome.

Il matto

Il matto

La legge numero 180 del 13 maggio 1978, “Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori”, nota come Legge Basaglia, prevedeva il riordinamento delle strutture psichiatriche italiane, portando una virata nel sistema sanitario dell’Italia dell’epoca.

La legge impose la chiusura dei manicomi e regolamentò il trattamento sanitario obbligatorio, portando il sistema sanitario ad attuare differenti trattamenti clinici sui soggetti malati mentalmente, in un’ ottica mirante a preservare la libertà del malato, nonchè i suoi diritti di cittadino.

Franco Basaglia si ispirò alle idee dello psichiatra ungherese Thomas Szasz, un innovatore della psichiatria statunitense, parlando pubblicamente dello stato di arretratezza in cui versava la sanità italiana di fine anni settanta: « Non è importante tanto il fatto che in futuro ci siano o meno manicomi e cliniche chiuse, è importante che noi adesso abbiamo provato che si può fare diversamente, ora sappiamo che c’è un altro modo di affrontare la questione; anche senza la costrizione. », Basaglia si sintonizzò con le più moderne pratiche sanitarie anglosassoni ed americane.

La legge Basaglia nonostante i tentativi di correzione che in molti auspicano è tuttora in vigore, le disposizioni da essa indicate regolamentano tutt’oggi la psichiatria sanitaria italiana. [ads2]