Il 16 marzo 1978 viene rapito in via Fani a Roma il presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro mentre si trovava in macchina per recarsi in Parlamento per votare la fiducia al nuovo Governo, presieduto da Andreotti, e appoggiato anche dai comunisti. A rapirlo è un gruppo di terroristi delle Brigate Rosse, che 55 giorni dopo faranno ritrovare il corpo dello statista in una Renault 4 rossa parcheggiata in via Caetani, in una strada del ghetto ebraico, a pochi passi dalla sede del Partito comunista e da quella della Democrazia cristiana.
Durante i 55 giorni di prigionia, Aldo Moro viene sottoposto a lunghi interrogatori da parte del brigatista Mario Moretti. Per ogni argomento, poi, il Presidente DC scriveva di proprio pugno un “verbale” sui fogli quadrettati riempiendo diversi blocchi. Questi documenti, redatti personalmente da Moro e poi dattiloscritti dalle BR durante la prigionia costituirono il cosiddetto Memoriale Moro. Dopo decenni di indagini, 5 processi, e 3 commissioni di inchiesta, il “caso Moro” è ancora oggi uno dei più controversi della storia italiana.
Aldo Moro è uno dei quattro Presidenti del Consiglio dei Ministri ad aver ricoperto questa carica per un periodo cumulativo maggiore di cinque anni insieme ad Alcide De Gasperi, Giulio Andreotti e Silvio Berlusconi.
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