7° Arte #53 Quei Bravi Ragazzi – Il sodalizio tra Scorsese e De Niro
Goodfellas, noto in Italia come Quei bravi ragazzi è un film del 1990 di Martin Scorsese. Considerato uno dei gangster-movie più belli della storia del cinema, fu candidato a ben 6 premi Oscar
Quando un regista italoamericano come Martin Scorsese realizza un’opera come Quei bravi ragazzi, ci troviamo dinanzi a prodotti che uniscono il cinema d’autore e quello d’intrattenimento. Perché il cinema è da sempre un media discusso viste le sue molteplici funzionalità: da un lato storie di vita che si riflettono su un grande schermo, dall’altra un grande schermo che ci distacca la realtà per un paio d’ore.
Italia e America si fondono in Quei bravi ragazzi
Quei bravi ragazzi è un film del 1990 e riesce a essere entrambe le cose. Italia e America si mescolano sia nelle radici storiche del regista che nella storia di un film che riprende e riaggiorna il genere dei gangster-movie. Obbligatori, se non ineluttabili, gli omaggi e gli spunti da Il Padrino e C’era una volta in America.
Goodfellas (tradotto e noto qui in Italia col titolo Quei bravi ragazzi) riprende il concetto di ascesa e declino delle famiglie italo-americane dalla saga di Francis Ford Coppola. Il punto di vista è quello di Henry Hill, protagonista interpretato da Ray Liotta che fin da fanciullo sogna ardentemente di entrare nella cosca dei gangster del suo quartiere. Perché o sei un gangster o non sei nessuno. Parcheggiare in doppia fila, lasciare abbondanti mance, fare – in breve – tutto ciò che si vuole, è un lusso solo per i gangster.
I richiami a “Il Padrino” e “C’era una volta in America”
Se C’era una volta in America di Sergio Leone affrontava la malavita come una necessità, rievocata attraverso flasbhack e tanto romanticismo, Quei bravi ragazzi sembra quasi decantare la criminalità e la violenza. Ma con l’avanzare del tempo aumentano anche i “favori” da distribuire e il sangue inizia a scorrere. Ci vorranno ben 57’ per vedere il primo vero e proprio crudo omicidio. Il sangue e la violenza di lì in avanti caratterizzeranno il cinema di Martin Scorsese, diventando uno dei capostipiti del genere violento e noir. Uno sfocio e un crollo nella folla crudeltà che già Scorsese aveva mostrato al mondo grazie alla pellicola Taxi Driver nel 1976.
Gli anti-eroi dei gangster movie
Ma in realtà Quei bravi ragazzi col passare della sua visione riesce a essere una denuncia della mafia e della malavita. Una marcatura sulla realtà e la società americana, quel “sogno americano” colmo di opportunità economiche e politiche affogate dai colpi di pistola che bombardano la pellicola. Quei bravi ragazzi fa del suo montaggio la sua strapotenza invasiva: il messaggio traspare con costanza dinamica e forza incontrastata, i gangster vengono mostrati nella loro essenza e nel loro percorso. Martin Scorsese affianca alla sua strepitosa regia (molteplici i piani sequenza) una sceneggiatura contrapposta all’archetipo del cammino dell’eroe. L’antieroe, in questi caso diversificato da un trittico composto da attori quali Ray Liotta, Joe Pesci e un secondario ma pur sempre iconico Robert De Niro, affronta una fase di ascesa e crolla poi nella sconfitta.
Una scrittura che lo stesso Scorsese riproporrà in uno dei film più belli della storia del cinema recente: The Wolf of Wall Street. Se per gli anni ottanta e novanta il sodalizio Scorsese-De Niro fu uno dei più iconici della storia della Settima Arte, negli anni duemila il regista italo-americano intravede in Leonardo Di Caprio un nuovo artista da sfruttare in un nuovo sodalizio che porterà a grandi successi come The Aviator e Shutter Island.
Il film Quei bravi ragazzi è stato fonte d’ispirazione per David Chase, sceneggiatore e regista che ideò la serie televisiva I Soprano. Il film di Martin Scorsese, dunque, non solo è uno dei più belli e immortali della storia cinematografica, ma rappresenta un momento significativo anche nella storia del piccolo schermo.
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