Un Diavolo di Milan, ecco perché si può sognare in grande
Dopo la vittoria nel derby, il Milan è in vetta alla classifica di Serie A a punteggio pieno. Giovani, forti e in continua crescita, è l’anno buono per il Diavolo?
4 su 4 in Serie A, 7 su 7 dall’inizio della stagione e 20 risultati utili consecutivi da Marzo 2020. Il Milan post-lockdown ha cambiato marcia rispetto alle sue sfocate versioni degli ultimi anni e dalla ripresa delle operazioni si è confermata la squadra più in forma di tutto il panorama calcistico italiano e una delle più continue anche a livello europeo. Difficile in questo quadro generale individuare un solo fattore che ha portato a questi risultati (anche se un giovanotto svedese di 39 anni non sarebbe d’accordo a leggere questa frase), piuttosto il nuovo Diavolo si è riscoperto top club grazie ad una lunga serie di eventi, scelte e figure chiave. Analizziamole nel dettaglio.
Zlatan Ibrahimovic, il Dio di Milano
“Non avrai altro Dio all’infuori di Zlatan” è il credo dei tifosi rossoneri. Dall’arrivo del gigante di Malmoe nello scorso mercato invernale, il Milan ha cambiato marcia. La squadra si è letteralmente aggrappata al suo totem per uscire dalla mediocrità che aveva avvolto il club per risorgere dalle sue ceneri come un’araba fenice. Zlatan Ibrahimovic arriva, o meglio ritorna, a Milano dopo il pesante 5-0 subito a Bergamo dall’Atalanta di Ilicic e Gomez. Nel 2020, con lo svedese in campo, il Milan perde solo il derby di ritorno e la partita surreale contro il Genoa prima del lockdown. Non è però solo una questione di punti conquistati, la presenza di Ibra è fondamentale per tutto l’ambiente e per tutti i giocatori che, continuamente stimolati a fare bene, cambiano marcia e crescono a vista d’occhio. Emblematico in questo senso vedere la parabola ascendente di giocatori come Kessie, Calhanoglu e Bennacer, diventati ormai pilastri fondamentali della squadra.
Stefano Pioli, continuità ed equilibrio
Fondamentale, in asse con l’arrivo e poi il rinnovo di Ibrahimovic, è stata la scelta della società di confermare Stefano Pioli sulla panchina rossonera. Il tecnico emiliano ha dato equilibrio e serenità a tutto l’ambiente, grazie alle sue riconosciute caratteristiche umane e alla sua enorme esperienza in giro sulle panchine della Serie A. Sottovalutata da molti ma altrettanto importante è la sua abilità tecnica: Pioli è stato capace di dare una chiara identità alla rosa, valorizzando i suoi uomini con il modulo giusto e dando alla squadra un gioco divertente e gradevole da vedere ma anche vincente e capace di dare risultati.
Paolo Maldini, da top player a top manager
Il Milan è stato, è e sempre sarà legato indissolubilmente a Paolo Maldini. La leggenda del 3 rossonero sarà eterna ma ora conta il presente e questo primo anno e mezzo di gestione da parte del mitico capitano rossonero dimostra la completa trasformazione da top player a top manager di Paolo. Theo Hernandez, Ismael Bennacer, Ante Rebic, Simon Kjaer, Alexis Saelemaekers e ovviamente Zlatan Ibrahimovic. Senza dimenticare le operazioni brillanti in uscita: Suso, Piatek, Paquetà. Maldini, grazie anche al prezioso contributo di Ricky Massara e degli scout (Moncada su tutti), è riuscito a migliorare sensibilmente la rosa senza gravare sui bilanci del club, messi a dura prova dalla crisi Covid. Per completare l’opera, manca solo l’ombrellino nel long drink: il rinnovo di Gigio Donnarumma e Hakan Calhanoglu. Due pilastri della squadra, due trattative difficili ma assolutamente da portare a casa per continuare nella strada intrapresa lo scorso dicembre e destinata, nei sogni di società e tifosi, a portare il Milan a casa sua: in Champions League.
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