Zingaretti dimesso: è una nuova alba per il PD?
Ieri la notizia shock delle dimissioni del segretario PD Nicola Zingaretti, oggi tutti i retroscena e le possibili cause di una rottura preannunciata
Oggi l’Italia si sveglia con un nuovo grattacapo: cosa succede oggi al PD dopo le dimissioni di Zingaretti? Certo, forse non è la prima domanda che si pongono gli italiani, certamente più interessati a capire perché i fiori di Sanremo vengono dati solo alle donne, ma è comunque un quesito importante. Che tutti aprano bene gli occhi, oltre alla pandemia globale, la rivoluzione/involuzione della politica italiana è solo agli inizi.
Fare una lista puntigliosa di tutte le scosse avvenute nel mondo della politica risulterebbe ridondante. Ma il 2021 è iniziato con scossoni e terremoti e non ha alcuna intenzione di volersi fermare. Qualche mente maliziosa potrebbe insinuare che le dimissioni di Zingaretti siano ancora il riflesso incondizionato del piano di Renzi. Forse non sarà così, ma da quando Renzi ha deciso di essere il protagonista di questo anno è riuscito a far dimettere Conte, sostituire Arcuri e ora, lasciare il posto vacante nella segreteria del PD.
I retroscena
Ma perché Zingaretti si è dimesso? Le premesse c’erano tutte, anche i giornali ne avevano parlato la scorsa settimana, sottolineando che il presidente della Regione Lazio voleva farlo alla vigilia dell’Assemblea come in effetti è accaduto. Quello che getta dei dubbi è il perché l’addio (o l’arriverderci) sia arrivato senza avvisare i suoi fedelissimi e meno fedeli del partito. O almeno, a pensare male si fa peccato, sia tutta una messa in scena architettata per riaccendere i riflettori su un partito oscurato dall’ascesa di Conte nel M5s.
A quanto pare tutto il PD, no forse non tutto ma una buona parte si stringe attorno al suo vecchio leader. Goffredo Bettini, spalla salda di Zingaretti (anche lui tenuto all’oscuro) ha detto che è una decisione che lo addolora e ha auspicato fin da subito un ripensamento mentre Gianni Cuperlo ha auspicato che l’assemblea convocata per il 13 e il 14 marzo respinga le dimissioni del segretario. Intanto l’account del Pd su Twitter ieri ritwittava tutti i messaggi che chiedevano al segretario di ripensarci e magnificavano le virtù della sua segreteria.
La parola ai social
Lo sappiamo i social sono la voce del popolo, e anche la pancia. E come ben sappiamo, la voglia di gridare subito al complotto sono forti. Vedasi il covid, il vaccino, la terza ondata, Draghi e ora anche Zingaretti. “È un bluff“, “vuole fare il sindaco di Roma”, “no è tutto vero”: insomma, ce n’è davvero per tutti i gusti. Tutti a contrastare la decisione di Zingaretti.
Ma in realtà, fonti vicine suggeriscono che la decisione è irreversibile: “Nicola non ne vuole più sapere”, si assicura all’Adnkronos. Il segretario aveva anticipato solo a pochi intimi al Nazareno le sue intenzioni. Quella di dire basta, di rompere un “assedio ingeneroso”, di uscire da una “morsa” divenuta insopportabile. Che sia io o un altro il segretario del Pd, non è questo il punto, ma ora tutti sono messi davanti alle loro responsabilità, sarebbe stato il ragionamento, a quanto si riferisce. Ora il re è nudo e la poltrona, termine super abusato, è ormai vuota. Zingaretti tornerà sui suoi passi?
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