Violenza tra i giovani: da cosa nasce la loro rabbia?
Aumento della violenza giovanile: cause legate a cambiamenti sociali, uso di droghe e isolamento. Famiglie e istituzioni devono collaborare per una prevenzione efficace.
Negli ultimi tempi, gli episodi di violenza che coinvolgono adolescenti e giovanissimi sono in preoccupante aumento. I recenti fatti di cronaca hanno evidenziato la crescente aggressività tra i più giovani, un fenomeno complesso che richiede risposte adeguate e interventi preventivi mirati. Questo problema è emerso con particolare intensità nel periodo successivo alla pandemia, durante il quale l’isolamento forzato ha amplificato le difficoltà emotive e relazionali di molti ragazzi.
Le cause del disagio giovanile
In un’intervista rilasciata a Interris.it, il dott. Claudio Marcassoli, psichiatra e psicoterapeuta, ha fornito una panoramica approfondita sulle cause di questo crescente disagio tra i giovani. Secondo Marcassoli, le radici della violenza giovanile sono molteplici e legate ai rapidi cambiamenti nella società moderna. L’aumento dell’uso dei social media, l’erosione dei riferimenti familiari e scolastici e l’accesso diffuso alle sostanze stupefacenti sono tra i fattori principali che alimentano l’inquietudine tra i giovanissimi.
Le statistiche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità rivelano che tra il 10% e il 20% degli adolescenti soffre di disturbi mentali, le cui prime manifestazioni si verificano prima dei 14 anni. Marcassoli sottolinea che la cannabis, erroneamente considerata una “droga leggera”, è la sostanza più diffusa tra gli adolescenti italiani, con il 23% degli studenti minorenni che ne ha fatto uso almeno una volta nel 2023. Questo dato, unito alla difficoltà di riconoscere e rispettare le autorità e al confronto problematico con i coetanei, contribuisce ad aumentare l’ansia sociale e la rabbia che, in alcuni casi, sfocia in violenza.
Le conseguenze del malessere giovanile
Le conseguenze di questo disagio sono tangibili e allarmanti. L’incremento di fenomeni come bullismo, cyberbullismo, atti di autolesionismo e violenze anche in ambito familiare sono solo alcuni degli effetti più evidenti. Marcassoli identifica diversi fattori di rischio, tra cui l’isolamento sociale, il fallimento scolastico, il rifiuto da parte dei pari e il controllo genitoriale insufficiente. Questi elementi possono spingere i giovani a manifestare comportamenti aggressivi e violenti.
Il Ruolo delle famiglie e delle istituzioni educative
Per arginare questo fenomeno, è essenziale che famiglie e istituzioni educative formino un’alleanza efficace. Le scuole, insieme alle famiglie, devono promuovere un’educazione che valorizzi la crescita sana e responsabile dei giovani, scoraggiando l’uso di sostanze stupefacenti e incoraggiando un utilizzo consapevole delle tecnologie e dei social network.
Marcassoli evidenzia l’importanza di prevenire quella che definisce una “banalizzazione del male”, attraverso politiche educative e sociali che favoriscano il benessere dei giovani. Le famiglie devono essere pronte a cogliere segnali di disagio, anche minimi, e rivolgersi tempestivamente ai servizi sociali e sanitari territoriali per intervenire in modo tempestivo.
Conclusione
Il fenomeno della violenza giovanile è un problema complesso che richiede uno sforzo collettivo da parte delle famiglie, delle scuole e delle istituzioni. Solo attraverso un approccio integrato e consapevole si potrà aiutare i giovani a superare le difficoltà e a costruire un futuro più sereno, lontano dalla rabbia e dalla violenza.
(Fonte: Intervista tratta da Interris.it)