Immigrazione, culmine raggiunto in Grecia
Il Commissario europeo Dimitris Avramopoulos afferma che la crisi umanitaria ha raggiunto livelli intollerabili, soprattutto nel territorio greco, i cui problemi economici sono aggravati dall’ingestibilità dei flussi d’immigrazione
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L’allarme dell’esponente greco è dettato dall’annunciata e oramai evidente chiusura delle frontiere dei Balcani, la quale potrebbe costituire un problema nell’ambito dell’immigrazione, soprattutto per l’Italia. La conseguenza più ovvia di questo avvenimento è la riapertura della via adriatica, attraverso l’Albania, come un incremento massiccio della rotta per Lampedusa e le coste di Sicilia. A tal proposito, un contingente di poliziotti italiani si recherà in Albania il 15 Marzo, con l’obiettivo di rafforzare i controlli presso i confini del Paese ed evitare il rischio di nuovi sbarchi presso le coste pugliesi. La possibilità che ciò avvenga è dettata dal miglioramento delle condizioni climatiche per il prossimo cambio stagionale. Tirana e il governo albanese hanno a tal proposito stretto un piano di collaborazione con l’Italia, al fine di coordinare le energie nella gestione del fenomeno migratorio. Prevedibili le misure di prevenzione adottate all’unisono dai due stati, dal momento che questi ultimi sono stati abbandonati dall’Unione Europea nella risoluzione dei problemi, di fronte all’intolleranza tedesca, francese e austriaca quanto allo spirito di accoglienza dei nuovi profughi in arrivo dalla Siria e dal Nord Africa. Se la durezza delle condizioni economiche imposte alla Grecia in qualche modo giustifica l’intransigenza del Paese in questione nella mancanza di volontà ad accogliere i flussi migratori, lo stesso non si può dire degli stati dell’Europa centro-settentrionale. Essi, rispetto alle popolazioni dell’area meridionale del vecchio continente, non solo presentano una situazione economica maggiormente favorevole all’accoglienza, bensì dimostrano di non possedere una cultura dell’ospitalità, la quale è invece ben radicata presso i popoli dell’area mediorientale.
L’Europa della “fratellanza” e l’Europa della “pace” sono morte con la sospensione del Trattato di Schengen, e il colpo di grazia verrà certamente inferto attraverso l’approvazione del Trattato Transatlantico. Si potrebbe affermare che il continente sia morto con la nascita dell’UE, un’entità politica che divide i popoli, rigetta i bisognosi, disgrega il potere statale, coalizza i mercati e i dirigenti dell’alta borghesia finanziaria, smantella i diritti sociali.
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