Falsi invalidi. Situazione sempre più preoccupante
Caso falsi invalidi. Gli assegni di invalidità pagati in Calabria sono, in proporzione agli abitanti, almeno il doppio di quelli erogati in Emilia Romagna
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La situazione dei falsi invalidi, a quanto pare diventa sempre più preoccupante.
Carlo Cottorelli, nonché l’inascoltato ex commissario alla revisione della spesa, lo aveva già affermato nel suo rapporto. Una “distribuzione territoriale” delle pensioni di invalidità, squilibrata al punto che gli assegni pagati in Calabria sono, in proporzione agli abitanti, almeno il doppio di quelli erogati in Emilia-Romagna. Molto probabilmente non era così difficile rendersene conto, in quanto erano sufficienti i numeri noti da anni.
I dati ufficiali dell‘Inps, mostrano che in Italia si pagano 2 milioni 980.799 “prestazioni” ai falsi invalidi civili, dove con tale definizione si intendono pensioni e indennità di accompagnamento oltre agli assegni per ciechi e sordomuti. Ebbene, un milione 335.093 di questi trattamenti di invalidità, pari al 44,8 % del totale, riguardano il Sud, dove risiede il 34,4 % della popolazione.
Nelle Regioni meridionali il rapporto è dunque di un assegno ogni 15,6 abitanti, contro uno ogni 23,5 nel resto del Paese. Mentre se le pensioni di invalidità fossero in proporzione identica rispetto al Centro Nord, il loro numero non dovrebbe superare 890 mila. Quindi ce ne sarebbero 445 mila di troppo.
Sicuramente, le condizioni nel Mezzogiorno dal punto di vista lavorativo sono ampiamente diverse rispetto a quelle di altre regioni, e forse questa affermazione potrebbe spiegare alcune differenze, ma chiaramente,non potrebbero spiegare o giustificare certi abissi che alimentano il sospetto. In Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna ci sono 45 pensioni definite “assistenziali“per ogni mille abitanti. In Campania, invece, sono 84. In Puglia 85, in Sicilia 91, in Sardegna 92 e in Calabria addirittura 97.
La questione principale, nasce quando al Sud le pensioni di invalidità non hanno mai smesso di rappresentare una forma di sussidio. In particolare, in un intervista rilasciata alla Stampa nel 2003, lo ammise candidamente uno dei leader meridionali più attrezzati nella raccolta del consenso, ovvero Clemente Mastella. Egli affermò: “Per un lungo periodo, indubbiamente, alla Cassa integrazione degli operai al Nord corrispondeva al Sud come ammortizzatore sociale la pensione di invalidità che serviva a moderare e mitigare la scarsa presenza dello Stato al Sud. Una forma di equilibrio“. Anche dal cospetto dei rigurgiti rigoristi dell’Inps: “Il Sud è una polveriera, può esplodere da un momento all’altro. Il clima è pre-insurrezionale. Stanno togliendo le pensioni di invalidità in modo indiscriminato”.
Il rapporto annuale 2014 dell’istituto di previdenza ora guidato da Tito Boeri informa che, fra il 2004 e il 2016, l’esborso per quei trattamenti è esploso, passando da 8,5 a 15,4 miliardi, con un aumento dell’81,1 %. Mentre il loro numero è cresciuto di almeno il 50%, da un milione 980 mila ai quasi tre milioni che abbiamo citato. Questo grazie soprattutto alla progressione delle indennità di accompagnamento, le quali contrariamente alle pensioni non vengono erogate in rapporto al reddito. E se il tasso di crescita ha rallentato negli ultimi anni è una ben magra consolazione al confronto della situazione ereditata dagli anni d’oro. Quelli in cui quella forma di “equilibrio” veniva usata dai politici come leva clientelare. Talvolta anche con risvolti di carattere personalistico.
Tre anni fa, Amalia De Simone ha raccontato sul Corriere.it che fra i parenti stretti di 30 consiglieri di uno dei dieci municipi di Napoli si potevano contare 60 pensioni di invalidità. Per non parlare dell’epidemia di falsi invalidi soprattutto nel campo della cecità che tradizionalmente colpisce la Sicilia: Regione che, pur contando un dodicesimo circa della popolazione italiana, ha un settimo di tutti i non vedenti italiani.
Le indagini giudiziarie hanno portato alla luce tanti di quegli abusi ai quali faceva riferimento Cottarelli. Basta dire che nel 2014 e nella sola Campania, 18.846 controlli hanno fatto scoprire 5.543 irregolarità, con la revoca di altrettante pensioni: quasi il 30%. Sarebbe però poco onesto negare che sopravvivano difficoltà pratiche per combattere e stroncare questo fenomeno. E in cima, inutile negarlo, ci sono anche alcune resistenze della politica. Due anni fa il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, appena insediato, aveva promesso un taglio «drastico» alle false pensioni di invalidità. Secondo i dati dell’Inps, fra il gennaio 2015 e il gennaio 2016 il numero dei trattamenti di quel genere è aumentato di 94.997 unità.
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