Raimondo Vianello, ritratto del compianto papà della TV italiana
Raimondo Vianello è stato uno dei simboli della televisione italiana, dall’esordio alla fine degli anni Quaranta alla scomparsa nel 2010, il ritratto di un “mostro di simpatia”
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Sono passati sei anni dalla scomparsa, ad 87 anni, di Raimondo Vianello.
Era il 15 aprile del 2010 e quella scomparsa, nonostante a quella veneranda età la morte diventi qualcosa che è parte del naturale svolgimento delle cose, colpì ugualmente tante persone.
Sì, perché Raimondo Vianello faceva parte della nostra vita: era una persona solare, schietta e di grande simpatia, uno che faceva parte delle nostre vite come se fosse stato un membro della famiglia. Da lui eravamo fisicamente divisi solo perché Raimondo poteva essere era a Roma o a Milano a registrare, ma a parte lo schermo, se cambiavi rapidamente i canali del tuo televisore, prima o poi in una delle sue trasmissioni ti ci imbattevi .
Da quasi settant’anni Vianello, in effetti, allietava le nostre giornate in TV, “romano de Roma“, nato oggi come oggi nel 1922, ma discendente da una famiglia nobiliare veneta, nipote del poeta futurista Alberto e cugino di quell’Edoardo che negli anni ’60 spopolava in radio con Abbronzatissima.
Aveva cominciato giovane, e per poco non divenne difensore in una delle più importanti squadre di calcio del Sud, quel Palermo che nel 1946 militava in serie B e che gli offrì 30.000 lire al mese per giocare con loro in cadetteria. Lui però rifiutò, perché aveva altre ambizioni, ma il calcio gli è sempre rimasto nel sangue, e a più di 80 anni Raimondo calcava, infatti, ancora i campi di calcio con la maglia della sua Inter, in quella che fu una delle più belle Partite del Cuore.
Nel suo destino, evidentemente, c’era la TV, perché pur essendo laureato in giurisprudenza, non esercitò mai la professione, ed entrò in teatro grazie alla coppia Garinei e Giovannini, due che negli anni Cinquanta erano nomi di altissimo prestigio della commedia teatrale italiana, invidiataci da mezzo mondo.
Di lì, poi, fu tutto un crescendo, e dal teatro passò alla nascente televisione. Un, due, tre, Tante Scuse e Su e giù furono i programmi che lo resero famoso, e durante la sua collaborazione con le reti Rai, Vianello conobbe gli amici di una vita Mario Mattioli, Corrado, Mike Bongiorno ed anche Ugo Tognazzi, oltre alla moglie Sandra Mondaini, che gli restò accanto per tutta la vita, innamoratissima e scomparsa solo pochi mesi dopo la morte del suo Raimondo, di fronte al vuoto incolmabile della sua perdita.
Lo abbiamo visto condurre e raccontare il calcio in Pressing, ci ha fatto ridere in Casa Vianello e nel gioco a premi Zig Zag, dunque sì, non vedere più Raimondo in TV ci strappa sempre una lacrimuccia. Però lui ha trovato il modo di farci sorridere anche oggi che non c’è più: pochi mesi fa, infatti, i suoi nipoti filippini hanno detto di aver avvertito, lì a Casa Vianello dove Raimondo e Sandra hanno vissuto per anni, delle strane presenze.
Niente di spaventoso, certo, ma qualcosa che nessuno è ancora riuscito a spiegare, in quel set dove la Mondaini giocava a ripetere “Che noia, che barba” e ad agitare le gambe sotto le coperte, mentre Raimondo Vianello leggeva la sua Gazzetta dello Sport, onestamente c’è.
Perché allora non pensare ad un poltergeist? In fondo, in tedesco, poltergeist significa (tra le tante cose) anche “spirito burlone“!
E se è vero che dopo questa vita ce n’è un’altra, perché non pensare che quello spirito o quell’energia siano proprio quelle di Raimondo? In fondo lui era un burlone davvero, e forse uno scherzo del genere è un messaggio a tutti i suoi fans. Come se avesse voluto a dire: “Io sono ancora qui per farvi ridere. Forse siete voi che non mi vedete, ma noi siamo ancora divisi da un velo, come quando eravamo in TV. Il velo è solo cambiato, ma noi non ce ne siamo mai andati, siamo solo dietro l’angolo!”
Ed è un augurio che ci facciamo tutti, perciò, in questo 7 maggio in cui si ricorda la data della sua nascita, preferiamo fargli gli auguri come se non se ne fosse mai andato.
Buon 94mo, Raimondo!
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