Sono passati esattamente novantatrè anni (era il 23 Agosto 1927) da quando Sacco e Vanzetti, un pescivendolo pugliese e un ciabattino piemontese, venivano giustiziati in America sulla sedia elettrica per un duplice omicidio durante la rapina in un calzaturificio che non avevano commesso.
Appartenenti ad uno dei movimenti popolari dell’epoca, considerati una minaccia per la stabilità politica oltre-oceanica, i due emigrati erano il capro espiatorio perfetto per dare una lezione a tutti coloro che potevano rappresentare una minaccia per il potere centrale, e soprattutto per mostrare l’efficienza (di facciata) del sistema della giustizia americana che era celere nell’accordare ai colpevoli una pena esemplare.
L’odissea giudiziaria di Sacco e Vanzetti ebbe inizio nel 1920 quando, in occasione di una manifestazione operaia, furono trovati in possesso di appunti e pistole: condannati alla pena capitale a seguito di un processo fazioso, i due furono uccisi il 23 Agosto nel 1927.
In molti si mobilitarono per loro senza successo: a nulla valse neppure la confessione del gangster Celestino Madeiros che di fatto li scagionava.
Solo nel 1977 la loro memoria veniva tardivamente riabilitata: in un suo discorso, il governatore del Massachusetts Michael Kukakis chiedeva scusa per il grave errore giudiziario commesso.
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