Agostino Di Bartolomei è probabilmente il calciatore che nessun sportivo può mai dimenticare, nel bene e nel male, in particolar modo i tifosi di Roma e Salernitana.
Oggi, 8 aprile, “Ago” avrebbe compiuto 65 anni ma dal 30 maggio 1994 la sua figura è soltanto un ricordo per chi l’ha vissuto come calciatore tra gli anni ’80 e ’90. Un suicidio ai più inspiegabile, ancora non compreso da chi l’ha amato e ammirato quando dava calci ad un pallone (o tirava bombe da fermo, nel suo caso).
Tra le tante persone che si chiedono ancora il perché di quel gesto estremo, c’è anche Luca, figlio di Agostino. In un post sui social, ha voluto ricordarlo tirando in ballo anche quello che sta accadendo in Italia con l’epidemia del Coronavirus. “Ago ne usciremo?” – scrive a suo padre in una fantaintervista – “Mi risponderesti dicendo ‘Certo ma l’importante è arrivarci tutti insieme. Questo è oggi il nostro vessillo‘. In un Paese spesso superficiale mi manca il tuo buon senso, la tua serietà. Ma oggi che se va bene piangeremo 20 mila morti – tantissimi senza il conforto dei loro cari, tanti fra chi è in prima linea per gli altri – oggi che tutto ci ricorda che la vita è un lampo, quella tua scelta fa ancora rabbia“.
Un messaggio carico di emozioni e di rabbia quello del figlio Luca, che aumenta ancora di più il rammarico della scomparsa di un uomo (prima che calciatore) della caratura di Agostino Di Bartolomei.
Roma è la città e la squadra che lo ha fatto diventare grande come calciatore, consentendogli di vincere uno Scudetto da capitano e svariate Coppe Italia. Salerno è l’ultima meta della sua carriera, chiusa nel 1990 con la promozione del club granata in B (guidata da capitano) dopo anni di tentativi a vuoto.
L’unica macchia fu quella finale di Coppa Campioni persa a Roma contro il Liverpool il 30 maggio 1984. Ma quel dramma (sportivamente parlando), venne oscurato esattamente 10 anni dopo dal colpo di pistola che Agostino esplose contro sé stesso nella sua casa di Castellabate, lasciando un vuoto difficilmente colmabile nell’animo dei tifosi di Roma e Salernitana. La lettera lasciata alla famiglia con le parole “Mi sento chiuso in un buco” non sono sufficienti a spiegare una tragedia così grande.
Il suo ricordo riecheggia anche in libri, canzoni, pellicole cinematografiche e strade di Castellabate, lì dove è sepolto.
Oggi Agostino Di Bartolomei avrebbe compiuto 65 anni ed il suo ricordo è indelebile nella mente dei tifosi che lo hanno vissuto da calciatore, da Roma a Salerno, passando per Vicenza, Milano (rossonera) e Cesena, ma in generale dagli amanti del calcio. “Ago vive“, ora e per sempre.
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