“È quello che stiamo facendo con la Fifpro, il sindacato mondiale, che è interlocutore di Fifa e Uefa, per capire quali tecnicismi adottare per programmare anche la prossima stagione. Bisogna tornare a giocare, lo dobbiamo a noi stessi e al calcio. Noi faremo la nostra parte ma il conto non possono pagarlo solo i calciatori”ha ribadito Calcagno.

Il vicepresidente dell’Aic ha anche toccato il punto del taglio degli stipendi, spiegando come sia complicato per alcune squadre emulare il  comportamento della Juventus. Soprattutto per i professionisti delle serie minori, non è possibile pensare ad una tale evenieneza. “Alla Juve non c’è nessun contratto in scadenza al 30 giugno, è risaputo che con alcuni calciatori c’era già l’accordo per il rinnovo. E comunque ricordiamoci che è difficile trovare una sintesi anche all’interno della stessa squadra: ci sono situazioni disomogenee.”

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Calcagno ha concluso specificando quali siano le rischieste e le proposte dell’Aic per ripartire ad emergenza debellata:Una nuova distribuzione delle risorse, visto che siamo il sistema più sperequato che ci sia in Europa. Parlo di squilibri sia all’interno della Serie A che tra le altre leghe con l’attuale ripartizione stabilita dalla legge Melandri. Per questo vogliamo il Fondo di solidarietà: il 10% di una mensilità lorda deve servire a tutelare i redditi più bassi, penso a chi è al minimo federale ma anche alle ragazze di A e B, ai giocatori di calcio a 5, che sono professionisti di fatto perché vivono di calcio”.