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3 Aprile 2020 - 12:23

Aic, parla Calcagno: “Si rischia dramma sportivo”

Calcagno, Aic

Aic, il vicepresendente Calcagno alza la voce e prende posizione: “I campionati devono essere conclusi, si rischia dramma sportivo”

Il vicepresidente dell’Aic, Calcagno, ha preso posizione circa il futuro del calcio italiano post Coronavirus. Intervistato dal Corriere dello Sport, ha espresso il suo pensiero e il suo piano per ripartire con l’azienda calcio una volta che la pandemia sarà debellata.

La posizione è chiara: “Bisogna tornare in campo, meglio chiudere tardi che passare i prossimi mesi in tribunale. Quando? Non possiamo saperlo, ma abbiamo la responsabilità di lavorare ogni giorno per creare le condizioni per riprendere la stagione e portarla a termine regolarmente.” 

“È quello che stiamo facendo con la Fifpro, il sindacato mondiale, che è interlocutore di Fifa e Uefa, per capire quali tecnicismi adottare per programmare anche la prossima stagione. Bisogna tornare a giocare, lo dobbiamo a noi stessi e al calcio. Noi faremo la nostra parte ma il conto non possono pagarlo solo i calciatori”ha ribadito Calcagno.

Il vicepresidente dell’Aic ha anche toccato il punto del taglio degli stipendi, spiegando come sia complicato per alcune squadre emulare il  comportamento della Juventus. Soprattutto per i professionisti delle serie minori, non è possibile pensare ad una tale evenieneza. “Alla Juve non c’è nessun contratto in scadenza al 30 giugno, è risaputo che con alcuni calciatori c’era già l’accordo per il rinnovo. E comunque ricordiamoci che è difficile trovare una sintesi anche all’interno della stessa squadra: ci sono situazioni disomogenee.”

Calcagno ha concluso specificando quali siano le rischieste e le proposte dell’Aic per ripartire ad emergenza debellata:Una nuova distribuzione delle risorse, visto che siamo il sistema più sperequato che ci sia in Europa. Parlo di squilibri sia all’interno della Serie A che tra le altre leghe con l’attuale ripartizione stabilita dalla legge Melandri. Per questo vogliamo il Fondo di solidarietà: il 10% di una mensilità lorda deve servire a tutelare i redditi più bassi, penso a chi è al minimo federale ma anche alle ragazze di A e B, ai giocatori di calcio a 5, che sono professionisti di fatto perché vivono di calcio”.