Al Museo-FRaC di Baronissi la mostra dell’artista Luce Delhove
L'artista italo-belga Luce Delhove ha donato diverse opere al Fondo Regionale d’Arte Contemporanea Baronissi
Venerdì 5 maggio, alle ore 18,30, sarà inaugurata la mostra di LUCE DELHOVE che propone solo una parte del significativo lascito, centosettanta opere tra dipinti, disegni, acquerelli, incisioni che l’artista italo-belga ha donato al Fondo Regionale d’Arte Contemporanea Baronissi.
L’esposizione, disegnata da quarantacinque opere, propone una sintesi dell’attività artistica della Delhove, segnando i punti centrali, i momenti di passaggio, l’attenzione alle varie tecniche: una narrazione di immagini che dai primi anni Settanta giunge sino alle opere recenti. La mostra documenta solo una parte delle centosettanta opere donate.
La mostra, progettata da Massimo Bignardi direttore del Fondo Regionale d’Arte Contemporanea Baronissi, è stata promossa nell’ambito delle proposte di valorizzazione delle donazioni che, nel corso degli ultimi due anni, hanno contribuito ad accrescere il patrimonio di opere del Fondo ed è inserita nel programma 2023, progetto finanziato dalla Regione Campania – Decreto Dirigenziale. Iniziative per la “Promozione e valorizzazione dei musei e delle biblioteche”.
“Una significativa e importante donazione – ha osservato Gianfranco Valiante sindaco di Baronissi – che segna un ulteriore arricchimento culturale dell’intera collezione del nostro museo. Essa dà continuità ad una linea di donazioni di grandi fondi, registrata nel corso di questi anni: in tal senso penso al Fondo Guido Gambone; al Fondo Barisani a quello di Peter Ruta, con disegni degli anni di soggiorno a Positano, tra i primi anni Cinquanta e il 1963. È quindi una significativa traccia dalla quale si evince la credibilità, la fiducia, l’interesse che il Museo-FRaC Baronissi ha saputo conquistarsi nel mondo del collezionismo. Oggi va ad aggiungersi questo grande e significativo tassello, un’ulteriore apertura, un segno che ci spinge a continuare”.
“Donare ad una istituzione pubblica, ad un museo – scrive Bignardi nella introduzione al catalogo pubblicato per i tipi di Gutenberg Edizioni – come nel caso di Luce Delhove, esprime il desiderio di rendere fruibile un patrimonio di creatività, lasciandolo, quanto più possibile integro, leggibile, perché da esso emerge la cifra di una profonda identità esistenziale. Insomma, affidare ad una istituzione pubblica la traccia più evidente del Sé, delle metamorfosi che l’hanno segnato, dei passaggi, delle pause, senza correre il rischio di cadere nella celebrazione, dà il senso alla nostra necessità di rispondere al nostro desiderio comune”.
“Donare una collezione – rileva Ada Patrizia Fiorillo nel testo storico-critico al catalogo – non è solo un gesto di generosità, ma anche dare un senso e una continuità a ciò che si è raccolto e cercato con il piacere della scoperta e del possesso che può avere vari moventi. È quanto può calzare, in una sintesi estrema, alla figura del collezionista di opere d’arte o di oggetti altrui. Se a donare, però, è un’artista sottraendo dal patrimonio delle proprie opere, può rientrare, tra le motivazioni, anche quel bisogno di proiezione nel futuro che l’arte in sé trattiene e che gli artisti intimamente coltivano. È il desiderio, credo, che Luce Delhove ha messo a nudo, affidando al Museo-FRaC Baronissi, una parte consistente del suo lavoro”.
“Non si può che convenire con Enzo Bilardello quando, ragionando sull’opera di Luce Delhove – osserva Annalisa Mazzola nel contributo critico al catalogo – in un articolo pubblicato nel giugno del 1989 sul Corriere della Sera, osserva come ella “abbia preso alla lettera il ‘presagio’ insito nel suo nome”.
Che poi sia soprattutto nella produzione grafica dell’autrice a partire dagli anni Novanta che la componente “luce” si rivela in effetti più che una fascinazione, piuttosto proprio il luogo di una pratica che sancirà quel decennio come l’approdo, per Delhove, ad una concezione matura del segno incisorio che modula ora senza più esitazione in tessiture astratte di placida compiutezza, fa di quelle parole pronunciate da Bilardello un ‘presagio’ a loro volta rispetto agli amabili esiti che la ricerca poetica di Luce avrebbe dato così poco tempo dopo”.
La mostra resterà aperta fino a domenica 28 maggio.
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