Alberto Gerli annuncia le dimissioni dal Cts a due giorni dalla nomina
L’ingegnere ed imprenditore padovano era stato nominato come uno dei nuovi membri del CTS dopo la ri-organizzazione di Draghi. Alberto Gerli si dimette in seguito alle polemiche arrivate a causa della sua nomina
Alberto Gerli si è ufficialmente dimesso dal ruolo di membro del Cts a due giorni esatti dalla nomina. “A seguito delle inattese e sorprendenti polemiche esplose all’indomani della mia nomina a componente del Comitato Tecnico Scientifico, ho ritenuto opportuno rinunciare all’incarico così da evitare al Cts e alle Istituzioni in generale ulteriori, inutili ostacoli e distrazioni rispetto alle importanti e difficili decisioni che sono chiamati a prendere in un momento tanto delicato per il Paese” riporta Gerli sulle pagine del Corriere. Gerli ha voluto ringraziare la Presidenza del Consiglio per la nomina e ha ribadito che crede nella bontà dei dati e dei modelli da lui presentati.
Cos’era accaduto?
Mario Draghi ha voluto riorganizzare anche il Comitato Tecnico-Scientifico. E lo ha fatto riducendo soprattutto i numeri: adesso, sono solamente 12 gli esperti che compongono l’organo consultivo voluto da Conte per sostenere il Governo nella gestione pandemica. Ma tra le new entry ce n’era una che sta facendo discutere parecchio: si tratta di Alberto Gerli, un giovane imprenditore padovano che finora ha elaborato previsioni abbastanza poco accurate circa la diffusione del COVID. Il nuovo CTS si divide in due rami: uno di esperti scientifico-sanitari, e uno composto da statistici e matematici per elaborare modelli previsionali. Gerli appartiene proprio al secondo ramo.
Chi è Alberto Gerli
Alberto Gerli è un giovane imprenditore padovano, laureato in ingegneria gestionale, creatore di start up nonché fondatore e AD della Tourbillion Tech Srl. Amante del bridge, preferisce definirsi mprenditore, consulente e Big Data Scientist, ovvero uno scienziato che raccoglie, elabora e analizza i big data, allo scopo di realizzare modelli conoscitivi o predittivi. Molto attivo sui social, gestisce un piccolo canale YouTube chiamato Data&Tonic. All’inizio della pandemia, aveva elaborato un modello previsionale che si è rivelato piuttosto impreciso.
Chiese persino aiuto a Fedez e Chiara Ferragni per far conoscere a tutti le sue previsioni. Secondo le sue previsioni, lo Stato di New York avrebbe dovuto far registrare 130mila casi entro il 30 Giugno 2020. In realtà furono almeno il triplo. E ancora: secondo le previsioni di Gerli, a fine Febbraio il Veneto sarebbe diventato quasi certamente zona bianca. Inutile dire che anche in questo caso l’imprenditore ha preso una cantonata colossale.
Deciso a farsi un nome, Gerli ha aperto il sito PredictCovid19.com, con la collaborazione di alcuni medici quali Stefano Centanni, Monica Miozzo e Giovanni Sotgiu. A questo punto, è lecito chiedersi come abbia fatto Alberto Gerli a diventare membro del CTS. Innanzitutto, le regioni hanno indicato il nome di Sergio Abrignani, immunologo e membro del Consiglio Superiore di Sanità. Tutti gli altri nomi sono arrivati dalla Protezione Civile e dalla Presidenza del Consiglio.
Ilfattoquotidiano.it ha provato a investigare sulle ragioni della scelta dell’imprenditore e su chi abbia avanzato il suo nome. Al momento, sia le fonti del Ministero della Salute che della Protezione Civile fanno sapere di non aver niente a che fare con la nomina dell’imprenditore. Al momento, la Presidenza del Consiglio, interpellata, non ha né smentito né confermato. Resta comunque inspiegabile il motivo per cui un imprenditore come Alberto Gerli sia stato selezionato per far parte del CTS.
Precedenti decisamente curiosi
Ex consigliere delegato di Confindustria Giovani di Padova, Alberto Gerli è più un imprenditore che un esperto. Nel 2017, con la Arianna S.P.A (da lui fondata e diretta) si è aggiudicato una commessa per oltre 50mila punti luce led a Roma. E più in generale, tutte le sue esperienze professionali sembrano piuttosto lontane da quelle richieste per far parte del CTS. Secondo alcune ricostruzioni, Gerli era entrato nel Cts su segnalazione della Lega. Un personaggio decisamente sui generis, Gerli affermava che la pandemia si sarebbe “sgonfiata” entro 40 giorni al massimo di lockdown e che i primi 17 sono cruciali.
Matteo Villa, ricercatore dell’ISPI, aveva da subito ridicolizzato tali affermazioni. “Quando si è in lockdown costante è facile prevedere che le infezioni piegheranno e si arresteranno dopo un certo numero di giorni” spiegò Villa. “Lo dice qualsiasi modello epidemiologico, non ne serve nessuno di speciale. Un modello campato in aria perché mette insieme una serie di curve, spezzettate, per approssimare i dati e prevedere il futuro. Si chiama “overfitting”: produce risultati ottimi su dati su cui è stato calibrato, ma si perde in un bicchiere d’acqua quando gliene dai di nuovi“.
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