Alberto Sordi, 100 e non sentirli, ricorre infatti oggi il centenario dalla nascita. Fu la città di Roma a dargli i natali, era il 15 giugno del 1920 quando Maria Righetti, maestra elementare e coniugata Pietro Sordi, lo diede alla luce. Nel quartiere di Trastevere, in una casa in cui l’arte era ospite a tutte le ore (vista l’attività di professore di musica di papà Sordi) al mondo venne il nostro Albertone Nazionale.
Dopo la gavetta come comparsa e doppiatore, Sordi inizia a ottenere i primi riconoscimenti in radio. La svolta nella sua carriera arriva nel 1952 con il film I vitelloni, diretto dal maestro Federico Fellini, titolo in cui non ottenne un ruolo da protagonista.
Numerosi personaggi tutti identificabili come “l’italiano medio” sono oggi nota di merito e motivo di riconoscibilità. E come dimenticare l’irriverente direzione del traffico svolta nella pellicola Il Vigile (1960, Luigi Zampa)? Il film incassò 969 milioni e 259 mila lire dell’epoca e ancora oggi l’immagine del Sordi Vigile è simbolo di moltissimi manuali di storia del cinema.
Nel suo curriculum figurano oltre 200 film. Come regista ha diretto invece 19 pellicole, a partire dal 1966 quando ne ha realizzate due: Fumo di Londra e Scusi, lei è favorevole o contrario?. Mentre tra le opere degli ultimi anni spiccano l’intramontabile Il marchese del grillo (1981) e In viaggio con papà (1982).
E’ una maschera intramontabile quella di Alberto Sordi che continua ad essere fresca e attuale. Un patrimonio artistico e culturale fatto di espressioni mimiche uniche, fattezze originali e guizzi comici che lo hanno reso tra gli attori italiani più apprezzati di sempre.
Stiamo parlando di uno dei più grandi interpreti della commedia all’italiana, insieme a Marcello Mastroianni, Nino Manfredi, Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi. Una risorsa assai rara e ancor più preziosa in un momento storico in cui lo spettacolo, il cinema e l’arte sono messe a dura prova dalle restrizioni da Covid-19.
Chissà se Sordi avrebbe tollerato il distacco, le distanze, dettate dalle strategie di contenimento del virus. Lui che le dimensioni le aveva infrante tutte ed era riuscito a costruire con pubblico e macchina da presa un contatto diretto. Non sapremo mai come avrebbe reagito al lockdown e se avrebbe sopportato lo zampino invadente della tecnologia, lui che di schermo conosceva quello maxi delle sale e dei drive in.
Sappiamo solo quanto ancora oggi a distanza di 100 anni, la sua presenza risulti essere ancora tanto forte, testimone una memoria vividissima che lo rende tangibile e percepibile tra la gente. La risata di Alberto Sordi, la sua maschera perfetta, è icona di Roma e della commedia italiana, quella brillante, quella insostituibile.
Tanti auguri Alberto Sordi, l’Italia del 2020 è sofferente, ha bisogno di sorrisi, gli stessi che inizieranno a venir fuori non appena le “maschere” saranno calate. Intanto continuiamo a goderci le tue, quelle sono comunque protettive, ci tengono al sicuro contro il cattivo umore e la rabbia.
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