7 Febbraio 2020 - 09:54

Coronavirus in Italia: primo italiano trovato positivo

Coronavirus dolly

Un giovane ricercatore che si trovava a Wuhan è stato trovato positivo al test del Coronavirus. È il primo italiano ad essere stato contagiato dal temuto virus ma i medici assicurano “il rischio di contagio è bassissimo”

E’ emiliano il ventinovenne contagiato dal coronavirus a Wuhan, era rimasto un giorno solo. È bastato perché fosse contagiato dal temuto virus. È il primo italiano affetto dalla malattia n-CoV2019. Una febbre non molto alta e un problema agli occhi avevano fatto temere il contagio. Il primo test aveva confermato quest’ipotesi, in serata effettuando un secondo test l’incubo purtroppo è diventato realtà.

Si tratta di  uno dei 56 connazionali rimpatriati lunedì scorso da Wuhan con un volo speciale dell’Aeronautica. Al momento dell’imbarco non presentava sintomi e tutti gli accertamenti medici ai quali era stato sottoposto erano negativi.

Il gruppo poi è arrivato a Roma dopo ben 12 ore di volo e tutti i passeggeri sono stati sottoposti a una visita medica nell’ospedale da campo attrezzato in un hangar. Anche in quel momento il ragazzo era in buone condizioni di salute, anche se come tutti gli altri lo aspettava la quarantena.

Sembra che nella mattinata di ieri il giovane ricercatore fosse in buone condizioni di salute o comunque non presentasse dei sintomi evidenti del contagio, a pranzo però non si è presentato al ritiro del pasto, e da lì è partito l’allarme. Per adesso non si escludono controlli e quarantena anche per tutti coloro che hanno partecipato all’operazione di rimpatrio in Cina e per chi ha avuto contatti con gli italiani al loro ritorno a Roma.

E’ il primo caso italiano ma era un italiano che viveva a Wuhan. Nel momento in cui si è deciso di rimpatriare i 56 italiani sono state prese tutte le precauzioni possibili proprio perchè non era una ipotesi da escludere. Credo che la possibilità di contagiare altri sia bassissima. Qui in Italia dobbiamo essere vigili – ha sostenuto il direttore del reparto Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, Giovanni Rezzae tenere altissima l’asticella della vigilanza. Anche se la battaglia vera si può vincere solo in quelle zone“.