Avvocato penalista e sua funzione
La funzione dell’Avvocato, specie del penalista, con le parole di uno dei matrimonialisti più famosi d’Italia, l’avv. Gian Ettore Gassani
[ads2] “In uno Stato di diritto, non è consentita l’autodifesa al cittadino imputato. E, ciò, trova fondamento nella necessità di evitare che un soggetto, colpevole o innocente, sia abbandonato al suo destino processuale per combattere da solo contro lo Stato […]. Infatti, se così non fosse, solo i più colti e scaltri potrebbero impostare un surrogato di difesa della loro persona e libertà. E tutti gli altri come farebbero a portare avanti le loro ragioni per discolparsi? Se uno Stato concepisse l’autodifesa si verificherebbe un’altra ingiustizia a danno dei più deboli e meno colti i quali, possiamo esserne certi, pagherebbero sempre, siano essi colpevoli e non.
All’avvocato viene chiesto di portare aiuto ad un uomo, non ad un innocente […]. Dunque, l’uomo ha il suo diritto naturale di lottare e sperare di sottrarsi alla pena che è poi l’essenza del diritto di difesa insopprimibile.
L’avvocato potrebbe mai operare per la ricerca della verità a danno della libertà del suo assistito? Quale logica potrebbe mai avere il ruolo dell’avvocato ed il rapporto col suo cliente? Vogliamo concepire un doppione del giudice? Sarebbe inutile! […]. L’avvocato è garante non solo della libertà dell’uomo, ma anche della regolarità del processo affinché lo Stato non possa mai procedere, indisturbato ed incontrollato, a processi sommari […]. E’ anche tecnico, ma è soprattutto interprete delle passioni e delle debolezze umane […]. Ma proviamo ad immaginare uno studio legale dove in bella evidenza stia scritto: «Questo studio difende solo gli innocenti». Sarebbe grottesco […].
E’ davvero strano l’atteggiamento di quei colleghi che – incapaci di interpretare se stessi – sembra quasi che si vogliano giustificare sostenendo che essi operano solo al fine di far ottenere per il loro assistito ‘un’attenuazione di pena’. E’ un non senso. Come se per far guadagnare ad un colpevole parte della libertà o l’intera libertà mutassero i termini del problema. Se stare accanto ad un colpevole e curarne gli interessi è deplorevole, come principio generale, è deplorevole, quindi, sia che se ne sostenga l’innocenza sia che se ne sostenga la colpa attenuata. Poco importa che la morale dell’avvocato, in quanto uomo, venga negativamente colpita dall’efferatezza di alcuni delitti […].
Se l’intervento dell’avvocato riesce ad indebolire l’impalcatura accusatoria del P.M. e, quindi, ad ottenere l’assoluzione dell’imputato o indagato, vuol dire che sul piano processuale – che è l’unico che conta – lo Stato si è rivelato incapace di provare adeguatamente e, quindi, non può condannare. La legge gli impone di assolvere! […].
Quando viene assolto un colpevole, accanto all’arte dell’avvocato vi è sempre una lacuna dello Stato. E’ la legge della legge. E’ la legge delle regole che gli uomini s’impongono per costruire uno Stato di diritto e per allontanarsi dal medioevo giudiziario dove vinceva non il giudizio (cioè l’insieme delle prove e regole), ma il pregiudizio.”
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