3 Settembre 2015 - 16:25

Aylan morto a 3 anni: la sua storia senza fata turchina

Aylan come pinocchio

Si chiamava Aylan, il bambino con i pantaloncini blu e la faccia nella sabbia morto in mare e sui media. Ora, sui social le sue ultime foto sorridenti

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Vi ricordate tutti la favola di Pinocchio? Qualcuno potrebbe obbiettare e dire che Pinocchio non è esattamente una favola. In realtà, non lo è per niente. È più che altro il viaggio del singolo alla conquista della sua umanità. Il percorso di un individuo – burattino degli eventi e del destino – che cerca la dignità di uomo. Ma poi c’è quell’elemento fantastico, quel pezzo di legno che urla quando viene levigato, quel naso che si allunga al suono di ogni bugia, e quella fata che si trasforma ma rimane sempre turchina. Ecco, il piccolo Aylan Kurdi è fuggito dalla feroce balena, ed è morto in mare insieme al suo fratellino di 5 anni e alla mamma, solo il papà oggi, sopravvive. Aylan e gli altri rifugiati di guerra, perdono la vita nel Mediterraneo, il mare che abbraccia tutta l’Italia ma che gli italiani lasciano alle coste.

La favola di Pinocchio non l’ha scritto Walt Disney o la Merkel, ma l’italianissimo Carlo Collodi. Con una favola per bambini ci spiega quello che oggi sta accadendo nelle coscienze degli italiani. Collodi ci invita a diventare Uomini, o per sempre saremo a metà, burattini senza fili, ma pur sempre burattini. Ad imparare a condividere le bellezze del paese dei Balocchi, che sarà sempre lì ad aspettarci, con le sue acque limpide e i promontori rocciosi, con i coralli e le cozze, e per quanto ne conosciamo le conseguenze rimane comunque la tentazione di chiudersi lì e pensare che è tutto a posto, che il mondo non ha bisogno di noi e che alla fin fine meglio divertirsi oggi perché “del doman non v’è certezza”.

AylanAylan si era imbarcato mercoledì senza nessuna certezza in tasca, insieme al fratellino di 5 anni Galip e ai suoi genitori originari di Kobane, città dove la paura e la miseria sono ingredienti quotidiani. L’unica strada per la salvezza era affidarsi al Mediterraneo, perché dalla Siria è impossibile avere un visto di soggiorno. La famiglia di Aylan rischia davvero di perdere tutto. Tutti insieme salgono sulla barca della “salvezza” e dicono addio ad una vita stretta che non gli appartiene. Aylan ed altre 12 persone sono morte. Il padre del piccolo bambino aveva sperato in un destino diverso, aveva deciso di fuggire, di raggiungere un posto sicuro dopo che il Canada aveva rifiutato loro la domanda di asilo. Ma quel tratto di mare tra Bodrum e Kos ha distrutto per sempre quella speranza.

La zia di Aylan, residente in Canada, ha fatto sapere all’Ottawa Citizen che la famiglia Kurdi è stata lasciata al suo sfortunato destino anche dalle Nazioni Unite, mentre il governo turco non ha voluto rilasciare un visto di uscita dal Paese. “Stavo cercando di fare loro da garante, e per questo amici e vicini di casa mi stavano aiutando con il deposito in banca, ma non siamo riusciti a farli venire qui“, ha detto Teema Kurdi. “Ecco perché hanno preso una barca“. Il padre di Aylan, Abdullah, ha chiamato la famiglia a Kobane per dare la terribile notizia. Ora desidera tornare a casa, seppellire i figli e la moglie, e poi morire. Se le immagini di Aylan, straordinariamente potenti, la foto di un bimbo siriano morto con la faccia nella sabbia, senza volto, con le scarpe ancora allacciate non cambiano l’atteggiamento dell’Europa nei confronti dei rifugiati, cosa può farlo? Quante balene devono ancora inghiottire la pietà?

Ricordiamo tutti che a Pinocchio crescono le orecchie d’asino perché sceglie di essere solo un bambino? 

La morale di Pinocchio è che nella vita bisogna sempre essere buoni figli. Non basta essere buoni. E non basta essere figli.

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