29 Ottobre 2018 - 12:21

Banche: ecco il piano anti-spread del Governo

Banche

Il premier Giuseppe Conte ha chiesto un piano anti-spread per le banche. C’è l’ipotesi dell’utilizzo dei fondi dormienti

Il Governo contro lo spread. A Palazzo Chigi, però, sono fiduciosi sulla settimana che si apre, soprattutto a causa di segnali positivi dagli Stati Uniti. Non per questo, però, dal MEF ignorano la situazione. Anzi, sono già alla ricerca di un piano per stoppare l’ascesa del differenziale. E l’idea principale sarebbe quella di far diventare le tante “odiate” banche le vere e proprie salvatrici.

Si ipotizza una rete di contatti istituzionali, che ovviamente include Bankitalia, per monitorare da vicino la situazione. L’indicazione di Conte è stata quella di preparare diversi scenari e diversi tipi di piani di intervento nel caso in cui fosse necessario, in primo luogo per salvaguardare le banche italiane. Le misure di cui ha parlato senza scendere nei dettagli il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, sono già abbozzate in numerose scrivanie.

Il ventaglio delle ipotesi è stato aperto, e comprende continui colloqui tra la presidenza del Consiglio, il MEF e la presidenza della Repubblica. Se lo spread dovesse salire a livelli insostenibili sono possibili ricapitalizzazioni con prestiti obbligazionari o con altri strumenti, su autorizzazione di Bruxelles.

Per le coperture le strade sono diverse. L’ipotesi dell’utilizzo dei cosiddetti “fondi dormienti” si paventa sempre di più. Attualmente, essi si trovano nei conti della Ragioneria generale dello Stato. Addirittura, si potrebbero utilizzare i fondi dormienti privati, che attualmente ammonterebbero a più di un miliardo di € e servirebbero per il completamento della Manovra.

Simulazione a costo zero e stress test

Esistono simulazioni anche a costo zero, come l’attivazione di una garanzia dello Stato su tutti i depositi bancari, per 12 mesi. La misura non sarebbe nuova. Infatti, già l’allora ministro Giulio Tremonti voleva adottare la tecnica nel 2008, senza peraltro riuscirci. Lo strumento sarebbe una misura pubblica di garanzia eccezionale per ristabilire la fiducia e aiutare il riassorbimento di capitali da parte degli istituti di credito.

Anche la leva fiscale è da paventare nelle possibilità. Le banche cambierebbero la loro modalità di prelievo. In questo modo, consentirebbero una rivalutazione del loro asset, una misura che potrebbe essere presa subito per essere attuata anche nel medio periodo.

Ultima soluzione (su cui Bankitalia si è già mossa, tra l’altro) è lo stress test e conseguente monitoraggi sui sistemi delle prime dieci banche nazionali. La situazione più delicata è quella del Credito Valtellinese, che non reggerebbe a lungo con uno spread che supera i 370 punti base. Ovviamente, però, grandi banche come Intesa Sanpaolo non avrebbero problemi di sorta.

Ciò, però, rappresenta un rischio. Tutto verrebbe posto in funzione dell’andamento dei mercati, e in un momento d’incertezza come quello che sta passando l’Europa, la soluzione potrebbe non essere congeniale. La Commissione di Bruxelles potrebbe anche decidere di ribaltare ulteriormente la situazione per la Manovra. Ma questo è ancora tutto da vedere.