14 Agosto 2023 - 12:24

Il successo “laterale” di Barbie

Fenomeno virale che ispira anche i content creator, il successo di "Barbie" non si esaurisce al botteghino

Barbie

Il successo di “Barbie”, film che ha reso Greta Gerwing la prima regista donna nella storia del cinema a sfondare il muro del miliardo di dollari al botteghino, non si esaurisce ad un aspetto meramente economico, che pure ha fatto bene alle sale di tutto il mondo perennemente in agonia.

In quasi un mese di programmazione, il live-action con Margot Robbie nei panni dell’iconica e biondissima bambola Mattel, si è rivelato anche campione di viralità, in grado di dettare tendenze. Prova ne sia, tra le altre, che in queste settimane le ricerche relative ai nomi “Barbie” e “Ken”, che nella pellicola ha le fattezze di Ryan Gosling, hanno subito un incremento rispettivamente del 603% e del 293%. Ciò significa che molti futuri genitori, tra gli utenti del sito dedicato Nameberry, stanno prendendo in considerazione i nomi della coppia più pop dell’immaginario mondiale per i loro nascituri.

Da un lato coppie di futuri genitori, dall’altro coppie che rischiano di non arrivare alle presentazioni ufficiali in famiglia; e la “colpa” è sempre di Barbie. Sui social (dove il fenomeno cresce sotto l’hashtag #BarbieBreakUp) si moltiplicano infatti le testimonianze di ragazze che hanno deciso di lasciare i propri fidanzati dopo essere state al cinema. La controparte maschile è a più riprese accusata di mostrarsi scarsamente empatica nei confronti del messaggio inclusivo e femminista che il film intende lanciare (“Lui non ha capito”, scrive un’utente su X, “che gli atteggiamenti di Ken sono quelli su cui lui stesso a volte dovrebbe lavorare”) e così Barbie diventa un vero e proprio test per la compatibilità tra due persone, uno speed-date di quasi due ore: “Se Barbie non gli è piaciuto, non uscirci mai più”.

L’impatto sociale di un film come “Barbie” è inoltre corroborato da una recente inchiesta del Financial Times in Cina, dove il film ha sorprendentemente dribblato la scure della censura (stessa cosa non è accaduta in Libano e in Kuwait dove la pellicola è accusata di “promuovere l’omosessualità” andando “contro la pubblica morale”) ottenendo un successo per certi versi inaspettato soprattutto tra il pubblico femminile e all’interno della comunità LGBTQIA+ Intervistati, diversi giovani spettatori hanno raccontato di aver vissuto come una liberazione il fatto di poter indossare una maglietta rosa il giorno in cui sono andati al cinema.

“Barbie”, il cui finale apre potenzialmente alla creazione di un franchise cinematografico che segua le avventure della (ex) bambola nel mondo reale, ha stuzzicato la fantasia di molti content-creator: due giorni fa, per esempio, è diventato virale sul web “Georgie”, il trailer alternativo (pubblicato dal canale Youtube Ceci n’est pas une AI) che sostituisce ai veri protagonisti del film – tramite Intelligenza Artificiale – i volti di alcuni dei politici italiani più chiacchierati: la premier Giorgia Meloni è Barbie, Matteo Salvini (Ken) rivaleggia con Ignazio La Russa per le attenzioni della protagonista. Daniela Santanchè interpreta le altre Barbie, mentre Elly Schlein assume il ruolo che nel film originale è di America Ferrera, suo è il discorso più ispirato della pellicola. Infine, Maurizio Gasparri è il capo della Mattel, mentre Giuseppe Conte “concede” un cammeo nei panni di Allan.